(AGI) - Roma, 24 mag. - L'attività magnetica del Sole potrebbe essere modellata da un processo superficiale piuttosto che da movimenti di profondità. Lo suggerisce uno studio, pubblicato sulla rivista Nature, condotto dagli scienziati del Massachusetts Institute of Technology, dell'Università di Washington e dell'Università di Edimburgo. Il team, guidato da Keaton Burns, ha utilizzato dei modelli per valutare le perturbazioni e i cambiamenti nel flusso di plasma solare. La superficie del Sole, spiegano gli studiosi, e' uno spettacolo brillante dovuto a macchie solari e brillamenti che dipendono dal campo magnetico della stella, generato attraverso un processo chiamato azione dinamo.
I ricercatori hanno ipotizzato che il campo magnetico della nostra stella potrebbe essere direttamente collegato all'instabilità degli strati più esterni. Le simulazioni degli esperti rivelano che i cambiamenti superficiali sono sufficienti a generare fenomeni magnetici paragonabili a quelli osservati. Al contrario, le simulazioni associate agli strati più profondi sembravano produrre attività meno realistiche. Il lavoro suggerisce che le macchie solari e i brillamenti potrebbero essere il risultato di processi e fenomeni che si verificano nel campo magnetico superficiale, piuttosto che in una zona più profonda.
"Le caratteristiche visibili del Sole - spiega Burns - come la corona, le eruzioni e le macchie, sono tutte prodotte dal campo magnetico. La nostra analisi suggerisce che perturbazioni isolate vicino alla superficie del corpo celeste possono crescere fino a produrre potenzialmente le strutture magnetiche che conosciamo". Questi risultati, commentano gli scienziati, potrebbero rappresentare la base per sviluppare nuovi strumenti di previsione di eruzioni e tempeste geomagnetiche in grado di danneggiare satelliti e sistemi di telecomunicazione.
"Per individuare le origini del campo magnetico solare - commenta Geoffrey Vasil, altra firma dell'articolo - le indagini condotte finora si basavano su simulazioni tridimensionali che richiedevano milioni di ore di supercalcoli, ma i dati finali non sono ancora neanche lontanamente turbolenti come la controparte reale".
Il gruppo di ricerca ha utilizzato i dati relativi alle vibrazioni osservate sulla superficie del Sole per determinare la struttura e il flusso di plasma al di sotto della superficie.
"Il nostro modello - riportano gli autori - corrisponde alle posizioni e alle scale temporali delle macchie solari osservate sin dal 1612, da Galileo. Le macchie solari sono caratteristiche transitorie sulla superficie della nostra stella, che, secondo le teorie più accreditate, dipendono dal campo magnetico solare. Da tempo questi fenomeni sembrano manifestarsi con una cadenza ciclica. La nostra analisi suggerisce che i cambiamenti nel flusso di plasma che avvengono negli strati superficiali del Sole potrebbero giocare un ruolo fondamentale nell'instabilità magnetorotazionale del corpo celeste".