Il Colorado potrebbe salvarsi grazie alle precipitazioni

ROBYN BECK / AFP - Fiume Colorado
AGI - Il fiume Colorado, a seguito di una siccità pluridecennale, potrebbe recuperare volume grazie alle precipitazioni, che nei prossimi anni potrebbero aumentare notevolmente. Questa incoraggiante prospettiva emerge da uno studio, pubblicato sul Journal of Climate, condotto dagli scienziati dell’Università del Colorado Boulder. Il team, guidato da Balaji Rajagopalan, ha valutato le stime e i modelli di precipitazioni e temperature per i prossimi 25 anni. Nell’ambito del lavoro, i ricercatori hanno analizzato anche le proiezioni climatiche del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC). Le temperature in aumento, spiegano gli esperti, potranno influenzare il livello del fiume, ma saranno le precipitazioni a dettare il destino del Colorado. “Per ottenere un quadro completo della situazione – afferma Rajagopalan – è fondamentale considerare tutte le possibili variabili. Le temperature giocano un ruolo, ma le precipitazioni rappresentano il parametro più importante per stabilire il flusso del fiume”. Stando a quanto emerge dall’indagine, in effetti, le variazioni delle precipitazioni hanno determinato le oscillazioni tra periodi umidi e periodi secchi dal 1895. I modelli per i prossimi 25 anni, secondo i quali si verificherà un aumento delle piogge, lasciano quindi ben sperare sul destino del fiume. La maggior parte dell’acqua che alimenta il fiume Colorado nasce sotto forma di neve nelle sorgenti della regione, montagne al di sopra dei temila metri in Colorado e Wyoming. Le precipitazioni in questo “bacino superiore” sono parte integrante dei flussi nell’intero sistema fluviale. Nonostante la buona probabilità di un incremento delle piogge, precisano i ricercatori, esiste anche la possibilità di un’ulteriore riduzione delle piogge, che incrementerebbe la gravità della siccità che interessa la zona ormai dal 2000. Se ciò accadesse, il riscaldamento in corso ridurrebbe ulteriormente le risorse idriche, determinando flussi ancora più bassi. “Le autorità – commenta Martin Hoerling, collega e coautore di Rajagopalan – dovrebbero tenere conto di tutti gli scenari possibili. C’è circa il 4 per cento di probabilità che nei prossimi 25 anni i flussi d’acqua diminuiscano ulteriormente del 20 per cento. Non è una percentuale di rischio elevata, anzi, la maggior parte dei modelli predittivi è piuttosto ottimista, ma è importante tenerne conto”.
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