AGI - Gli scoiattoli inglesi rappresentarono un ospite importante per i ceppi di Mycobacterium leprae, responsabili della diffusione della lebbra nell’Inghilterra medievale. Questa l’ipotesi formulata dagli scienziati dell’Università di Basilea e dell’Università di Leicester, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Current Biology per rendere noti i risultati del proprio lavoro. Il team, guidato da Verena Schuenemann e Sarah Inskip, ha esaminato i dati genomici raccolti da siti archeologici nella città medievale inglese di Winchester.
“La nostra analisi genetica – commenta Schuenemann – rivela che gli scoiattoli rossi furono il primo animale ospite della lebbra. Il ceppo del microrganismo che abbiamo identificato è il più strettamente correlato ai bacilli umani rispetto a quelli isolati negli animali moderni. Questi risultati evidenziano una circolazione indipendente del M. leprae tra esseri umani e scoiattoli rossi durante il periodo medievale”. I ricercatori hanno utilizzato materiale archeologico, resti umani e di animali, per ricostruire il percorso zoonotico della lebbra. Ancora diffusa in Asia, Africa e Sud America, la lebbra è una delle malattie umane più antiche, eppure la storia evolutiva del micobatterio ad essa associata non era ancora chiara. Nell’ambito dell’indagine, il gruppo di ricerca ha esaminato 25 campioni umani e 12 genomi di scoiattolo comune recuperati dalla città di Winchester. Ben nota per il suo lebbrosario, la città era associata a una serie di collegamenti per il commercio di pellicce. Gli scoiattoli rossi erano molto comuni nell’Inghilterra medievale.
Gli studiosi hanno sequenziato e ricostruito quattro genomi che rappresentano ceppi medievali di M. leprae, identificando una stretta relazione tra il bacillo rilevato negli animali e quello scoperto nei resti umani. “La storia della lebbra potrebbe essere molto più complessa di quanto si pensasse – commenta Schuenemann – non è stato preso in considerazione il ruolo che gli animali avrebbero potuto svolgere nella trasmissione e nella diffusione della malattia in passato e, di conseguenza, la nostra comprensione della storia della lebbra resterà incompleta finché non capiremo la centralità di questi ospiti”. “La nostra ricerca – conclude Inskip – mostra che esiste una lunga storia di malattie zoonotiche, che possono avere un impatto notevole sull’umanità”.