AGI - Le madri scimpanzé sono le principali compagne di gioco dei propri figli: non abbandonano l’attività del gioco nemmeno in situazioni critiche, come in assenza di cibo. Lo rivela uno studio guidato da Zarin Machanda, professore assistente di antropologia e biologia, e dal suo ex collaboratore post-dottorato Kris Sabbi, attualmente borsista in biologia evolutiva umana all’Università di Harvard, pubblicato su Current Biology. Il comportamento di gioco attuato delle mamme scimpanzé, che continua anche in situazioni di stress alimentare, assume un ruolo fondamentale nello sviluppo fisico e sociale dei loro piccoli. Utilizzando dieci anni di dati osservativi sugli scimpanzé selvatici, rilevati nel Parco nazionale di Kibale, in Uganda, i ricercatori hanno scoperto che, mentre gli adulti giocano spesso e i giovani scimpanzé giocano abbastanza, quando il cibo scarseggia gli adulti mettono da parte il gioco reciproco e si concentrano sulla sopravvivenza. Nel frattempo, però, le madri scimpanzé continuano a essere le principali compagne di gioco della prole, facendo il solletico, rincorrendosi e giocando all’aeroplano. Kibale è la foresta più densa di primati al mondo, con tredici specie che vi vivono, tra cui oltre 1.000 scimpanzé. I ricercatori hanno iniziato ad abituare gli scimpanzé alla presenza dell’uomo nel 1987.
Nel corso dei decenni, le squadre di ricercatori hanno preso appunti dettagliati su quasi tutti i comportamenti osservabili, tra cui l’arrampicata, l’alimentazione, la toelettatura, il richiamo, l’aggressività e il gioco. Grazie al loro precedente lavoro, Machanda e Sabbi conoscevano la giocosità degli scimpanzé e hanno deciso di approfondire i modelli di comportamento ludico. Gli scienziati si aspettavano che le variazioni stagionali nella disponibilità di cibo avrebbero influenzato il tempo trascorso dagli scimpanzé adulti a giocare. Ad esempio, quando le scorte di frutta di qualità erano scarse, gli scimpanzé si concentravano sulla ricerca e sulla raccolta di fichi e foglie, mettendo da parte il gioco. Sorprendentemente, nonostante le madri degli scimpanzé avessero la stessa difficoltà nel trovare il cibo, hanno continuato a dedicare molto del loro tempo al gioco con la propria prole. “La ricerca sul gioco si collega allo sforzo di comprendere l’evoluzione della leadership tra gli scimpanzé”, ha detto Machanda. “Stavamo cercando di capire se gli scimpanzé avessero una sola via per la leadership, che si è sempre ipotizzata essere l’aggressività, o se il gioco e altri comportamenti costruissero più lati del carattere da renderli più o meno vincenti”, ha continuato Machanda. La pratica del gioco non è molto comune in natura, almeno tra gli animali adulti. I giovani mammiferi giocano spesso, ma per lo più tra di loro o a spese di un adulto esasperato e passivo. Fanno eccezione i delfini e le scimmie. La selezione naturale tende a sopprimere il gioco in favore della ricerca del cibo, della sorveglianza dei predatori e dell’accoppiamento.
Negli scimpanzé, invece, il gioco da adulti serve a consolidare i legami sociali. “Credo che ciò che distingue i primati sia il fatto che impiegano più tempo a crescere rispetto agli altri mammiferi”, ha affermato Machanda. “Inoltre, hanno un cervello molto sviluppato e vivono in gruppi strutturati, con regole molto specifiche, che governano le interazioni tra gli individui”, ha proseguito Machanda. “Il gioco permette loro di sviluppare non solo le abilità fisiche, ma anche quelle di interazione sociale”, ha aggiunto Machanda. La struttura sociale del mondo degli scimpanzé può anche spiegare perché le madri scimpanzé diventano a volte i principali compagni di gioco dei loro piccoli. Gli scimpanzé hanno un sistema sociale molto fluido chiamato “fissione-fusione”, il che significa che un gruppo di 60 scimpanzé, ad esempio, può appartenere a sottogruppi più piccoli che si separano per giorni o settimane, che poi si fondono di nuovo mentre altri gruppi si separano. Quando il cibo scarseggia, le madri degli scimpanzé tendono a dividersi in gruppi più piccoli o a stare da sole con i loro piccoli. “Ma, così facendo limitano anche la capacità dei piccoli di giocare con gli altri, divenendo i compagni di gioco principali”, ha osservato Sabbi. “Scambiano la minore competizione alimentare nel gruppo più grande con il tempo e l’energia spesi per giocare con i loro piccoli”, ha spiegato Sabbi. In confronto, un gruppo di 60 babbuini rimane sempre unito, quindi i piccoli hanno sempre vicino altri babbuini della loro età con cui giocare. Le madri dei babbuini di solito non giocano con i loro piccoli. Il gioco tra gli scimpanzé si divide spesso in base al sesso.
“Non è raro vedere gli scimpanzé maschi impegnati in giochi più aggressivi, mentre le femmine si dedicano a un tipo di gioco legato alla genitorialità”, ha sottolineato Machanda. “Li si vede esercitarsi a trasportare oggetti, una sorta di preparazione al futuro comportamento materno”, ha notato Machanda. “I maschi spesso si studiano a vicenda e quando compiono il secondo anno di età lo stile di gioco cambia e può diventare più violento”, ha aggiunto Machanda. Le madri sono spesso quelle da cui i giovani e i neonati più grandi tornano. “Se stanno giocando con qualcuno e la situazione inizia a diventare un po’ troppo violenta, cambiano e tornano a giocare con la mamma, perché in fin dei conti è un luogo molto sicuro”, ha evidenziato Sabbi. “Se facciamo un paragone con gli esseri umani, è molto facile trovare nella letteratura di psicologia infantile molte prove di quanto sia importante per le madri e i padri umani giocare con i propri figli, soprattutto in età molto giovane”, ha illustrato Sabbi. “Le mamme e i papà sono i principali compagni di gioco prima che i bambini si aprano alle loro reti sociali”, ha concluso Sabbi.