Allarme del Cnr: “Il ghiaccio marino artico si sta riducendo a una velocità che non ha precedenti”

F. Scoto, CNR – Unive - Attività di campionamento di neve a Ny-Ålesund, Isole Svalbard
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ZUMAPRESS.com / AGF - Iceberg del Parco nazionale di Glacier Bay, in Alaska
Studi recenti confermano come anche gli incendi nella zona boreale – soprattutto nelle regioni siberiane come la Yakutia – stiano pericolosamente aumentando a causa della crisi climatica in atto. Si osservano anche importanti variazioni nella struttura e nella circolazione dell’oceano e dell’atmosfera, e impatti importanti sull’ecosistema. Nell’ambito delle attività finanziate attraverso il Programma di Ricerca in Artico, i progetti “PAST-HEAT” e “SENTINEL”, coordinati rispettivamente da Tommaso Tesi e Andrea Spolaor dell’Istituto di scienze polari del Cnr, hanno complessivamente dimostrato l’instabilità della criosfera artica, come ghiaccio marino e permafrost, a seguito di rapidi eventi climatici. “PAST-HEAT” ha dimostrato come eventi caldi nel recente passato (circa 15.000 anni fa) caratterizzati da un rapido innalzamento del livello marino abbiano generato contestualmente un improvviso e massivo collasso del permafrost costiero in Siberia”. “SENTINEL”, invece ha dimostrato che, durante l’ultima deglaciazione (tra 15000 e 9000 anni anni fa), le variazioni di ghiaccio marino e la maggior esposizione di superfice marina abbiano influenzato le emissioni di mercurio in Artico oltre a dimostrare la rapida diminuzione attuale del ghiaccio marino sul ciclo del vapor d’acqua. “Uno dei risultati più rilevanti riguarda la fusione del permafrost che si traduce nel rilascio di gas climalteranti, soprattutto metano, in atmosfera ma anche di virus, come l’Antrace, e di enormi quantità di sostanza organica in oceano”, documenta il progetto di Tommaso Tesi (Cnr-Isp) che, prima della difficile situazione politica in Europa, ha studiato l’area siberiana e il mare di Laptev.
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