AGI - I governi e le imprese stanno volgendo il loro impegno nella rimozione futura di grandi quantità di anidride carbonica dall’atmosfera, che potrebbe avere risvolti pericolosi sulla salute pubblica e sull’ecosistema, piuttosto che concentrarsi su una riduzione più rapida e graduale delle emissioni, con l’eliminazione progressiva dei combustibili fossili. A rivelarlo una nuova ricerca, pubblicata su Science. Secondo lo studio, il problema è in parte dettato da un quadro incompleto delle conseguenze dannose che la rimozione dell’anidride carbonica ha sulle persone, la sicurezza alimentare e gli ecosistemi naturali. Il documento rileva che il potenziale di rimozione dell’anidride carbonica attualmente riportato dall’organismo di valutazione scientifica del clima delle Nazioni Unite, l’ IPCC, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, sovrastima notevolmente la quantità di lavoro pesante che la rimozione dell’anidride carbonica, in particolare la bioenergia con la cattura e lo stoccaggio del carbonio e la piantumazione di alberi, può svolgere in modo sicuro nel perseguimento degli obiettivi climatici.
L’IPCC lavora sintetizzando la migliore letteratura disponibile al momento della stesura e della pubblicazione dei suoi rapporti. Le conoscenze scientifiche su come rallentare e arrestare il riscaldamento globale sono diventate più sofisticate negli ultimi anni, consentendo ai ricercatori di mappare le opzioni di rimozione dell’anidride carbonica rispetto ai rischi di sostenibilità, per vedere cosa sarebbe in grado di mantenere gli obiettivi di politica climatica senza comportare rischi inaccettabili. “I governi e le industrie puntano su grandi impianti futuri di rimozione dell’anidride carbonica per raggiungere gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi, ma le dimensioni proposte minacciano la sicurezza alimentare, i diritti umani, comportano gravi danni agli ecosistemi naturali e rischiano di oltrepassare molteplici confini planetari in modo potenzialmente irreversibile”, ha dichiarato Alexandra Deprez, IDDRI-Sciences Po e autrice principale.
I ricercatori hanno esaminato gli ultimi rapporti IPCC e i percorsi che limitano il riscaldamento a 1,5°C e hanno riscontrato che le soglie sostenibili per la rimozione dell’anidride carbonica dal suolo attraverso le colture bioenergetiche, la silvicoltura e il ripristino degli ecosistemi sono significativamente più basse rispetto alle aspettative di diffusione trasmesse dalla maggior parte dei percorsi presentati nei rapporti dell’IPCC, una volta che i rischi per la biodiversità e i mezzi di sussistenza umani sono stati applicati ai vari scenari. “I livelli di rimozione dell’anidride carbonica considerati fattibili a costi ragionevoli dall’IPCC creano rischi elevati per l’agricoltura, i mezzi di sussistenza e l’ambiente”, ha detto Paul Leadley, dell’Università di Parigi-Saclay e coautore.
“Questo perché non c’è abbastanza terra sul nostro pianeta per la rimozione di enormi quantità di anidride carbonica: c’è bisogno di qualcos’altro - ha continuato Leadley -. La biodiversità, l’uso dell’acqua dolce e la sicurezza alimentare dovrebbero essere le questioni che guidano i limiti alla rimozione dell’anidride carbonica piuttosto che le attuali stime dei potenziali tecnici ed economici”. L’ultimo rapporto dell’IPCC sulla mitigazione, AR6 WGIII, ha affrontato la questione del raggiungimento degli ambiziosi obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi, in parte identificando i limiti tecnici ed economici delle opzioni di rimozione del biossido di carbonio. L’estremo superiore del tetto proposto per la bioenergia con cattura e stoccaggio del carbonio e per la riforestazione, incluso il mantenimento, miglioramento o l’impianto di nuove foreste, se considerato come area terrestre, potrebbe richiedere la conversione di 29 milioni di km2 di terreno, oltre tre volte l’area degli Stati Uniti, in colture bioenergetiche o alberi. Ciò potrebbe potenzialmente spingere più di 300 milioni di persone verso l’insicurezza alimentare, il che equivale quasi all’intera popolazione degli Stati Uniti.
L’analisi degli impegni climatici esistenti ha rivelato che entro la fine di questo decennio, è attesa una produzione globale collettiva di una quantità di combustibili fossili doppia rispetto a quella raccomandata nei percorsi allineati a Parigi dell’IPCC, con un overshoot basso o nullo oltre l’1,5?; le raccomandazione prevedono, inoltre, di utilizzare, entro il 2060, 12 milioni di km2 per l’eliminazione del carbonio dal suolo, quasi la quantità totale di terreni coltivati attualmente disponibili a livello globale.
“La rimozione di anidride carbonica nel terreno e nelle foreste non può essere legittimamente utilizzata per compensare le continue emissioni di combustibili fossili - ha affermato Kate Dooley, dell’Università di Melbourne e coautrice -. I piani governativi per il clima dovrebbero fissare obiettivi separati e trasparenti per la riduzione e l’eliminazione delle emissioni, limitando la dipendenza da quest’ultima e rispettando gli impegni per il clima e la biodiversità attraverso il ripristino e la conservazione degli ecosistemi naturali“.
Nello studio sono indicati tre suggerimenti ai responsabili politici e agli scienziati: il primo è quello di stimare un budget sostenibile per la rimozione del biossido di carbonio, nel rispetto dei limiti socioecologici; in secondo luogo i ricercatori consigliano di identificare percorsi praticabili di 1,5°C che non superino le soglie di sostenibilità della CDR, con particolare attenzione ai piani climatici nazionali a breve termine, previsti per il 2025 nell’ambito del processo UNFCCC; in terza battuta, i ricercatori invitano la comunità scientifica a informare il prossimo ciclo di rapporti dell’IPCC, che arriverà nella seconda metà di questo decennio critico per l’azione sul clima. L’identificazione di scenari allineati a Parigi che non superino i limiti di sostenibilità dovrebbe essere una priorità fondamentale per il settimo ciclo di rapporti di valutazione dell’IPCC. ha “La crisi del clima e quella della biodiversità sono due facce della stessa medaglia e la rimozione su larga scala dell’anidride carbonica non risolverà nessuno dei due problemi”, ha osservato Deprez. “Se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi climatici, la rimozione del carbonio deve essere attuata con attenzione e su una scala molto più ridotta rispetto a quanto previsto dagli attuali piani climatici e dalla maggior parte degli scenari, insieme a una rapida, giusta e ordinata eliminazione dei combustibili fossili”, ha concluso Alexandra Deprez.