AGI - Sono circa 15 mila le città americane che potrebbero subire uno spopolamento importante nei prossimi 76 anni a causa del cambiamento climatico. A elaborare una mappa della situazione uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Cities, condotto dagli scienziati dell’Università dell’Illinois. Il team, guidato da Uttara Sutradhar, ha utilizzato diversi scenari e modelli climatici per anticipare quali regioni statunitensi saranno più suscettibili alle variazioni delle temperature.
Stando a quanto emerge dall’indagine, circa il 40 per cento delle città americane, soprattutto negli stati meridionali e occidentali, potrebbero sperimentare un notevole calo nel numero di abitanti entro il 2100. Tra le metropoli più a rischio, Cincinnati, Pittsburgh e Buffalo. Stimare l’andamento della popolazione, spiegano gli esperti, è importante per supportare una migliore pianificazione e progettazione delle città, sia in caso di crescita che declino, dato che le varie zone avranno esigenze e sfide locali differenti in termini di infrastrutture e altri servizi. I ricercatori hanno utilizzato due set di dati, le informazioni raccolte con il censimento e con l’American Community Survey per identificare e anticipare le tendenze demografiche negli Stati Uniti.
Sono stati prospettati cinque diversi scenari climatici, che esplorano possibilità distinte, dall’adozione di uno sviluppo sostenibile fino a un incremento dell’uso di combustibili fossili. Le proiezioni suggeriscono che il 43 per cento delle città potrebbe subire uno spopolamento entro il 2100, con almeno una zona interessata dallo spopolamento per ogni stato, ad eccezione del Distretto di Columbia e delle Hawaii.
Le regioni a basso reddito sembrano più vulnerabili alla perdita di abitanti rispetto ai centri più benestanti. In generale, riportano gli autori, le metropoli con una densità di popolazione più elevata potrebbero invece sperimentare un incremento nel numero di abitanti. L’immigrazione internazionale potrebbe inoltre causare il sovrappopolamento delle regioni già stressate da un’elevata presenza di abitanti. Questi risultati, concludono gli autori, mettono in discussione i modelli di densità attuali, e dovrebbero essere presi in considerazione nella pianificazione delle infrastrutture urbane future.