AGI - L'ipnotizzabilità, ovvero la profondità del livello di ipnosi che una persona è in grado di raggiungere, può essere positivamente alterata con la stimolazione cerebrale. Lo suggerisce uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Mental Health, condotto dagli scienziati della Stanford Medicine.
Il team, guidato da Afik Faerman, ha scoperto che meno di due minuti di stimolazione elettrica in un'area precisa del cervello potrebbero migliorare la profondità dell'ipnosi, consentendo ai pazienti di raggiungere migliori benefici associati alle relative terapie.
L'ipnosi, spiegano gli autori, rappresenta uno stato di attenzione altamente focalizzata e un trattamento efficace per diversi sintomi e disturbi. "Non tutti i pazienti - sostengono gli esperti - traggono gli stessi benefici da questi approcci. Le persone altamente ipnotizzabili sono caratterizzate da una connettività funzionale più forte tra le aree del cervello coinvolte nell'elaborazione delle informazioni, nel processo decisionale e nella rilevazione degli stimoli".
In questo lavoro, il gruppo di ricerca ha reclutato 80 partecipanti affetti da fibromialgia, una condizione di dolore cronico che può essere trattata con l'ipnoterapia. La metà del campione ha ricevuto una stimolazione magnetica transcranica, con due impulsi elettrici da 46 secondi in una posizione precisa nella corteccia prefrontale dorsolaterale sinistra. "Abbiamo utilizzato le reti cerebrali della persona - afferma Nolan Williams, altra firma dell'articolo - in modo da individuare la regione cerebrale precisa".
Il gruppo di controllo ha invece ricevuto un trattamento fittizio, apparentemente simile, ma privo di stimolazione cerebrale. I medici hanno valutato l'ipnotizzabilità dei pazienti prima e immediatamente dopo la terapia, riscontrando un significativo miglioramento della profondità di ipnosi raggiunta dalle persone sottoposte alla stimolazione cerebrale. A distanza di un'ora dal trattamento, l'effetto risultava svanito e non si evinceva differenza tra i due gruppi.
"Con soli 92 secondi di stimolazione - sottolinea Williams - siamo riusciti ad alterare un tratto considerato finora stabile, al pari della personalità e del QI. Nei prossimi step, cercheremo di verificare se diversi dosaggi di neurostimolazione possano prolungare la durata di questo effetto sorprendente". "Un aumento transitorio dell'ipnotizzabilità - conclude David Spiegel, autore senior dell'articolo - potrebbe migliorare significativamente la qualità dei trattamenti per le persone che convivono con il dolore cronico, riducendo la necessita' di somministrare oppioidi".