AGI - Una nuova scoperta rivoluzionaria da parte degli scienziati dell'Università di Leeds potrebbe trasformare la nostra comprensione di alcune delle stelle più grandi e comuni nell'Universo. La ricerca del dottorando Jonathan Dodd e del professor Renè Oudmaijer, della Scuola di Fisica e Astronomia dell'Università, porta a nuove e interessanti prove che le stelle Be massicce - fino ad ora ritenute principalmente presenti nelle stelle doppie - potrebbero in realtà essere "triple".
La scoperta potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione di questi oggetti celesti - un sottoinsieme delle stelle B - che sono considerati un importante "banco di prova" per lo sviluppo di teorie su come le stelle si evolvono più in generale. Queste stelle Be sono circondate da un caratteristico disco di gas, simile agli anelli di Saturno nel nostro Sistema Solare. E sebbene le stelle Be siano note da circa 150 anni - essendo state identificate per la prima volta dal famoso astronomo italiano Angelo Secchi nel 1866 - fino ad ora nessuno sapeva come si fossero formate.
Finora il consenso tra gli astronomi era che i dischi si fossero formati dalla rapida rotazione delle stelle Be, a sua volta generata dall'interazione delle stelle Be con un'altra stella in un sistema binario. Analizzando i dati del satellite Gaia dell'Agenzia spaziale europea, gli scienziati di Leeds affermano ora invece di aver trovato prove che queste stelle esistono in realtà in sistemi tripli - con tre stelle che interagiscono invece di solo due.
Le fasi della ricerca
Dodd ha spiegato: "Abbiamo osservato il modo in cui le stelle si muovono nel cielo notturno, per periodi più lunghi, come 10 anni, e periodi più brevi, di circa sei mesi. Se una stella si muove in linea retta, sappiamo che c'è una sola stella, ma se ce n'è più di una, vedremo una leggera oscillazione o, nel migliore dei casi, una spirale. Abbiamo applicato questo metodo di analisi ai due gruppi di stelle che stiamo osservando - le stelle B e le stelle Be - e quello che abbiamo scoperto, in modo confuso, è che all'inizio sembra che le stelle Be abbiano un tasso di 'compagne' inferiore rispetto alle stelle B.".
I ricercatori hanno poi esaminato un diverso insieme di dati, cercando stelle 'compagne' più lontane, e hanno scoperto che a queste distanze più grandi il tasso di stelle compagne è molto simile tra le stelle B e Be. Da ciò hanno potuto dedurre che in molti casi entra in gioco una terza stella, abbastanza vicina da poter trasferire la massa per formare il caratteristico disco della stella Be. Ciò potrebbe anche spiegare perchè alla prima osservazione non vengono percepite queste terze stelle: sarebbero diventate troppo piccole e deboli per essere rilevati dopo che la stella "vampiro" Be ha risucchiato gran parte della loro massa.
La scoperta potrebbe avere enormi impatti su altri settori dell'astronomia, inclusa la nostra comprensione dei buchi neri, delle stelle di neutroni e delle sorgenti di onde gravitazionali.