AGI - Parti del fondale marino in Antartide, vicino alla stazione di ricerca australiana Casey, sono inquinate quanto il porto di Rio de Janeiro, in Brasile. È quanto emerge da uno studio internazionale, pubblicato su PLOS One. "È probabile che la contaminazione sia diffusa nelle più' vecchie stazioni di ricerca dell'Antartide, ha affermato Jonathan Stark, coautore dello studio ed ecologo marino presso la Divisione Antartica Australiana di Hobart.
"Questi contaminanti si accumulano nel lungo periodo e non scompaiono in breve tempo", ha detto Stark. Il gruppo di scienziati ha rinvenuto alte concentrazioni di idrocarburi, composti presenti nei carburanti, e metalli pesanti, come piombo, rame e zinco nei fondali antartici. Molti dei campioni erano anche carichi di policlorobifenili, composti chimici altamente cancerogeni che erano comuni prima della loro messa al bando internazionale nel 2001.
Confrontando alcuni dei campioni con i dati del World Harbour Project, una collaborazione internazionale che tiene traccia dei grandi corsi d'acqua urbani, i ricercatori hanno scoperto che i livelli di piombo, rame e zinco erano, in alcuni casi, simili a quelli riscontrati in alcune parti del porto di Sydney e di Rio de Janeiro, negli ultimi due decenni.
"Il problema dell'inquinamento non riguarda solo la stazione di Casey", ha dichiarato Ceisha Poirot, responsabile delle politiche, dell'ambiente e della sicurezza di Antarctica Nuova Zelanda a Christchurch. "Tutti i programmi nazionali si occupano di questo problema", ha continuato Poirot. Alla base Scott della Nuova Zelanda, che è in fase di ristrutturazione, è stata rilevata, nel suolo e nei sedimenti marini, la contaminazione dovuta a fuoriuscite di carburante e a una cattiva gestione dei rifiuti.
"Con il riscaldamento climatico emergeranno altre forme di inquinamento storico", ha asserito Poirot. "Le cose che una volta erano congelate nel suolo ora stanno diventando più mobili", ha proseguito. La maggior parte della contaminazione dell'Antartide è dovuta a una gestione storicamente inadeguata dei rifiuti.
Cattive pratiche e nuove regole
"In passato, i rifiuti venivano spesso scaricati a poca distanza dalle stazioni di ricerca", ha spiegato Terence Palmer, scienziato marino della Texas A&M University-Corpus Christi. Le stazioni di ricerca hanno iniziato a impegnarsi seriamente per ripulire il proprio operato nel 1991; in quell'anno, infatti, è stato adottato un accordo internazionale, noto come Protocollo sulla protezione ambientale del Trattato Antartico, o Protocollo di Madrid. Questo atto designava l'Antartide come "riserva naturale dedicata alla pace e alla scienza" e imponeva alle nazioni di monitorare l'impatto ambientale delle loro attività.
Ma, gran parte del danno era già stato fatto: circa due terzi delle stazioni di ricerca antartiche sono state costruite prima del 1991. Anche se l'inquinamento storico è un problema, quello futuro rimane una preoccupazione, dato che il continente ghiacciato diventa sempre più affollato. Ci sono già più di cento stazioni di ricerca o strutture nazionali, e la maggior parte degli edifici si trova in aree libere dai ghiacci, dove si contendono con la fauna selvatica un punto d'appoggio sul terreno più praticabile.
Le aree libere dai ghiacci costituiscono meno dell'1% dell'Antartide, ma ospitano la più alta diversità di piante e animali, comprese le colonie di pinguini e foche. Un precedente studio ha rilevato che più della metà di tutte le aree prive di ghiaccio sulla costa presentano irregolarita' del terreno, visibili dallo spazio.
"Le stazioni hanno un'impronta piuttosto grande per il numero di persone che vi si trovano", ha sostenuto Shaun Brooks, scienziato della conservazione presso la Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation di Hobart e coautore dello studio.
Responsabilità e soluzioni
"Ogni nazione è responsabile del proprio monitoraggio ambientale intorno alle basi di ricerca e le pratiche variano", ha detto Brooks. Lui e i suoi colleghi hanno proposto una soluzione, in una pubblicazione del mese scorso, sul Social Science Research Network. Essi hanno delineato un processo in nove fasi per aiutare i gestori delle stazioni a stabilire obiettivi per ridurre l'impatto delle loro strutture sugli ecosistemi vicini.
Altri ricercatori stanno lavorando su come invertire i danni delle pratiche del passato. Lucas Martinez lvarez, specializzato in biorisanamento presso l'Istituto Antartico Argentino di Buenos Aires, e i suoi colleghi stanno usando batteri per rimuovere gli idrocarburi dal suolo intorno alla base argentina Carlini, sull'isola di King George.
Nel 2020, Marti'nez lvarez e la sua squadra hanno riferito di essere riusciti a rimuovere oltre il 75% degli idrocarburi dal suolo contaminato da carburante. "Questo approccio potrebbe ridurre la necessita' di spedire tonnellate di suolo contaminato fuori dall'Antartide", ha precisato Marti'nez lvarez.
"La Divisione Antartica Australiana ha già iniziato a migliorare gli impianti di trattamento delle acque reflue nelle stazioni di Casey e Davis", ha spiegato Stark. Il prossimo passo per Stark e i suoi colleghi è valutare se l'inquinamento storico continua a influenzare gli ecosistemi antartici di oggi. "Sarà interessante vedere se questi effetti sono persistiti o peggiorati o se le comunità si sono adattate in qualche modo", ha concluso Stark.