AGI - Entro il 2100 fino a 5,5 miliardi di persone potrebbero essere colpite dall’inquinamento delle acque superficiali. Lo dimostra lo studio di modellazione dell’Università di Utrecht, nei Paesi Bassi, pubblicato su Nature Water.
I risultati indicano che, secondo le previsioni, l’Africa subsahariana diventerà un hotspot globale dell’inquinamento delle acque superficiali entro la fine del secolo.
La ricerca prevede che il cambiamento climatico e lo sviluppo socioeconomico influenzeranno la disponibilità di acqua nei prossimi decenni. Gli agenti inquinanti, provenienti da diversi settori di utilizzo dell’acqua, come le attività domestiche, manifatturiere, zootecniche e di irrigazione, possono influire sulla qualità dell’acqua e la gestione necessaria per mitigare questi effetti non è uniforme a livello globale.
La futura qualità dell'acqua sarà scarsa
Inoltre, le proiezioni quantitative globali della futura qualità dell’acqua sono scarse. Edward Jones dell’Università di Utrecht, assieme ai suoi colleghi, hanno usato un modello di qualità delle acque superficiali ad alta risoluzione per simulare la temperatura dell’acqua e gli indicatori di salinità e di inquinamento organico e da agenti patogeni, per il periodo 2005-2100, secondo una serie di percorsi socioeconomici condivisi e di concentrazione rappresentativi.
I ricercatori hanno scoperto che, entro il 2100, fino a 5,5 miliardi di persone potrebbero essere colpite dall’inquinamento delle acque superficiali, a seconda dello scenario climatico e socioeconomico e del tipo di inquinamento.
Gli autori hanno stimato che la percentuale di popolazione mondiale esposta all’inquinamento da salinità, organico e da agenti patogeni entro la fine del secolo è compresa rispettivamente tra il 17-27%, il 20-37% e il 22-44%, con una scarsa qualità delle acque superficiali che colpisce in modo sproporzionato coloro che vivono nei Paesi in via di sviluppo.
Gli autori hanno riferito che, secondo lo studio, l’Africa subsahariana potrebbe diventare il nuovo hotspot dell’inquinamento delle acque superficiali a livello globale, indipendentemente dagli scenari climatici e socioeconomici futuri.