Più s’invecchia e meno si dorme. Da che dipende? Una reazione fisiologica all’avanzare dell’età? Sta di fatto che la progressione è impressionante perché si passa dalle 18 ore al giorno in cui un bambino può dormire alle 9 ore della prima infanzia, con un paio di sonnellini d’intermezzo al mattino e nel pomeriggio, fino a perderli progressivamente, per poi arrivare alle 8 ore scarse della fase adulta.
Tuttavia, non solo dormiamo via via meno ore, anche la qualità del sonno muta: “Da profondo, con l’età si fa più superficiale”, scrive il Paìs, anche se magari a conti fatti dormiamo complessivamente lo stesso numero di ore. E se è vero che da anziani si torna a essere anche un po’ bambini, la verità è che durante il giorno, alla fine, gli over 65 si ritrovano a fare più di un pisolino. La mattina e magari pure il pomeriggio, perché non c’è nessuno che glielo impedisce.
Tra le cause, c’è poi il fatto che spesso da anziani si va a letto prima, ciò che induce anche a svegliarsi prima, magari con la netta sensazione d’aver dormito poco. Però, se si aggiungono anche i riposi nel mezzo della giornata, alla fine i conti tornano e complessivamente si è dormito tra le 8 e le 9 ore.
C’è però da dire che un altro fattore importante, a quella che potrebbe considerarsi anche come “insonnia”, è dato dal fatto che in età avanzata – specie nel momento in cui si va in pensione – alcune attività quotidiane si riducono, vengono meno gli impegni e con essi la frenesia, quindi la stanchezza, pertanto si riduce anche il bisogno individuale di riposo notturno. Che viene compensato con quello che si fa durante il giorno.
Anche se l'insonnia vera e propria si verifica “quando una persona non riesce ad addormentarsi, si sveglia frequentemente o troppo presto, ma non come una normale reazione fisiologica dell'età, bensì come qualcosa di patologico”. Quindi se le ore non sono sufficienti per riposare, bisogna semmai capire se c'è un problema di fondo.
Non è tutto: altra causa comune è l’apnea notturna, che è un arresto respiratorio che si verifica di notte e si determina “via via che invecchiamo”, perché in questa fase facciamo più pause respiratorie e le pause “interrompono sonno, ci fanno svegliare” nel cuore della notte, il che “rende il nostro riposo più superficiale”, meno riposante appunto.
Dulcis in fundo? Il punto è che con l’età si passa da una vita ipercinetica dei primi 67 anni, fatta di superlavoro, turbinio di relazioni sociali a una fase over 67 più organizzata, meno impegnata, in cui il tempo si dilata, senza stress. In cui, alla fin fine, possiamo dormire o star svegli quando più e meglio ci aggrada.