AGI - Sembra una notizia emersa da una puntata di Star Trek: lo sviluppo di un ologramma di uno dei dipinti più famosi al mondo, la Monna Lisa di Leonardo da Vinci. Sulla rivista “Applied Physics Reviews” ricercatori dell’Università di Tianjin, Cina, dell’Istituto di tecnologia di Pechino, Cina, dell’Università di Rowan, USA, dell’Università del Missouri, USA, dell’Università di Qingdao, Cina, dell’Università di Shijiazhuang Tiedao, Cina, e dell’Università Jiaotong di Pechino, USA, hanno presentato una nuova tecnologia in grado di riportare letteralmente alla vita la Gioconda.
Il loro sistema olografico si basa su metasuperfici acustiche e su di un algoritmo di deep learning per generare e migliorare in modo iterativo un ologramma della protagonista del celebre ritratto. Gli ologrammi sono immagini create registrando e ricostruendo lo schema di interferenza delle onde luminose o sonore. Forniscono esperienze visive o uditive realistiche e coinvolgenti e possono essere utilizzati per l’intrattenimento, l’imaging medico, per la comunicazione, e altri campi.
Le metasuperfici, o materiali bidimensionali costituiti da una serie di minuscoli componenti simili ad antenne, possono aiutare molto con il processo olografico. “Un ologramma basato sulla metasuperficie funziona controllando con precisione la fase e l’ampiezza delle onde che interagiscono con la metasuperficie”, ha affermato l’autore della ricerca Yue-Sheng Wang.
“Di conseguenza, le onde in uscita da ciascun pixel mostrano una certa ampiezza e fase, che si traduce nell’immagine olografica desiderata in base alla loro interferenza”. Il team voleva sviluppare un metodo di ottimizzazione dell’olografia della metasuperficie per migliorarne l’efficienza e la precisione. Hanno utilizzato un algoritmo basato su una rete neurale per personalizzare le strutture simili ad antenne all’interno della loro metasuperficie. Riducendo iterativamente le incoerenze tra l’immagine originale e quella olografica, hanno ottimizzato la metasuperficie e creato un ologramma di alta qualità.
“Abbiamo scelto di ricreare la Gioconda come prova del concept”, ha detto Wang. “È così famosa che quasi tutti la conoscono. È pieno di innumerevoli delicati e sottili passaggi di strati, che esaltano la morbidezza, la nebulosità e il mistero del dipinto. Quindi è un ottimo modo per dimostrare l’efficacia del nostro metodo”.
Il metodo olografico ha ricostruito con successo la Gioconda e, in modo ancora più dettagliato, il suo occhio sinistro. Sebbene l’ologramma della Gioconda sia bidimensionale, la tecnica può essere estesa anche per creare immagini tridimensionali. Gli autori ritengono che la loro tecnica potrebbe rivoluzionare il campo dell’olografia. Hanno in programma di esplorare modi per generalizzarlo, renderlo compatibile con la stampa 3D e ridurre i tempi di formazione per utilizzarla.