AGI - Il comportamento brutale può essere un percorso efficace verso il potere. E non solo negli esseri umani, ma anche nei primati, come dimostra uno studio pubblicato il 24 aprile sulla rivista PeerJ Life and Environment.
Secondo lo studio, i maschi di scimmia che presentano una personalità irascibile, avida e prepotente raggiungono posizioni più elevate nella scala sociale e hanno maggior successo nell’avere prole rispetto ai loro simili più deferenti e coscienziosi. Tuttavia, gli scienziati si chiedono perché non tutti gli scimpanzé abbiano un comportamento aggressivo se questo sembra essere vantaggioso. Per rispondere a questa domanda, i ricercatori dell’Università di Edimburgo e della Duke University hanno seguito per un certo periodo 28 scimpanzé maschi nel Parco Nazionale di Gombe, in Tanzania.
In uno studio precedente, gli stessi scienziati avevano dimostrato che alcuni scimpanzé sono più socievoli mentre altri preferiscono la solitudine. Inoltre, alcuni sono più rilassati, mentre altri sono più combattivi. In questo nuovo studio, i ricercatori hanno scoperto che i maschi di scimmia con determinati tratti di personalità – in questo caso, una combinazione di alta dominanza e bassa coscienziosità – hanno maggior successo nella vita rispetto agli altri. “La personalità conta”, afferma Joseph Feldblum, professore associato di antropologia evolutiva alla Duke University e uno dei principali autori dello studio. Anche se non è sorprendente scoprire che il bullismo ha i suoi vantaggi, per alcuni ricercatori risultati come questi rappresentano un enigma: se i maschi con certe tendenze di personalità sono più propensi a salire in alto e riprodursi, e trasmettere i geni di quei tratti alla loro prole, allora perché non tutti i maschi presentano quei tratti? Secondo una teoria a lungo sostenuta, diversi tratti di personalità possono essere vantaggiosi in diversi momenti della vita degli animali. Ad esempio, anche se l’aggressività può dare un vantaggio ai giovani maschi di scimmia, potrebbe essere controproducente quando diventano più anziani.
Tuttavia, quando il team di ricerca ha testato questa ipotesi, utilizzando 37 anni di dati risalenti ai primi lavori di Jane Goodall a Gombe negli anni ’70, ha scoperto che gli stessi tratti di personalità erano collegati al rango elevato e al successo riproduttivo in tutte le fasi della vita. I risultati suggeriscono che qualcos’altro deve spiegare la diversità di personalità negli scimpanzé. Potrebbe essere che la “migliore” personalità da avere varia a seconda delle condizioni ambientali o sociali, oppure che un tratto che è vantaggioso per i maschi è costoso per le femmine. In questo caso, “i geni associati a quei tratti sarebbero mantenuti nella popolazione”, afferma Alexander Weiss dell’Università di Edimburgo.
Se ciò fosse vero, allora “i geni associati a quei tratti sarebbero mantenuti nella popolazione”, ha detto Weiss. Non molti anni fa, il semplice suggerimento che gli animali avessero personalità era considerato un tabù. La stessa Jane Goodall è stata accusata di antropomorfismo quando ha descritto alcuni degli scimpanzé del Gombe come “più audaci” o “più paurosi” di altri, alcuni come “affettuosi” e altri “freddi”. Da quel momento, gli scienziati che studiano creature che vanno dagli uccelli ai calamari hanno trovato prove di personalità distintive negli animali: stranezze e idiosincrasie e modi di relazionarsi con il mondo che rimangono ragionevolmente stabili nel tempo e in tutte le situazioni, affermano gli autori.