AGI - "La ricerca sui diversi RNA, portata avanti da decenni e ora accelerata dalla pandemia, ci sta offrendo una vera e propria cassetta degli attrezzi per affrontare tantissime patologie, non solo i tumori. Ma non bisogna lasciarsi andare a sensazionalismi e trionfalismi". Così commenta Giuseppe Novelli, genetista dell'Università di Tor Vergata all'AGI, gli annunci che sono giunti da Moderna e da Pfizer circa lo sviluppo di vaccini a mRNA contro il cancro, le malattie cardiovascolari e autoimmuni entro il 2030. In particolare Paul Burton, capo medico di Moderna, ha dichiarato che in soli 5 anni saranno disponibili trattamenti per "tutti i tipi di patologie".
"Avremo il vaccino (per il cancro) e sarà altamente efficace e salverà centinaia di migliaia, se non milioni di vite. Penso che saremo in grado di offrire vaccini contro il cancro personalizzati contro diversi tipi di tumore a persone in tutto il mondo", ha affermato Burton in un'intervista al Guardian. "Effettivamente - ha affermato Novelli - grazie ai diversi RNA siamo in grado di intervenire su diversi processi nel nostro corpo. Siamo in grado ad esempio, come già avviene con un farmaco di recente approvato anche in Italia, di inibire l'assorbimento del colesterolo; oppure siamo in grado di far fare qualcosa a specifiche parti del nostro corpo come ad esempio sviluppare proteine come quelle espresse dalle cellule tumorali per 'addestrare' il nostro sistema immunitario ad eliminare le medesime cellule tumorali. E' questo è solo una parte delle possibilità che i vari RNA - ricordiamo che non esiste solo quello messaggero - ci offrono".
Detto questo la prudenza è d'obbligo e ci vorrà costanza nello sforzo di ricerca e negli investimenti per ottenere dei risultati. Senza contare che non si può avere la certezza di arrivare all'obiettivo viste le difficoltà oggettive legate all'uso degli RNA.
"Gli RNA sono instabili - continua il prof. Novelli - e perché abbiano effetto è necessario far fronte a questo problema come si è riusciti a fare nella lotta alla COVID. In più bisogna che gli interventi siano mirati. Se il problema è nel cervello non possiamo mandare in giro un RNA per tutto il corpo rischiando di far danno da qualche altra parte. In più nel caso dei tumori la prospettiva non è quella di un vaccino generalizzato contro tutte le forme tumorali. Ma di vaccini specifici per singolo tumore e soprattutto per singola persona"
"Questo perché - aggiunge - per realizzare l'RNA che verrà utilizzato si dovrà partire dalla condizione del singolo paziente, dall'analisi del suo DNA. L'RNA così sviluppato poi darà luogo alle proteine utili ad addestrare il sistema immunitario contro quello specifico tumore di quella specifica persona". L'orizzonte è quindi assai ampio, ma tutt'altro che spianato. "L'Italia ha investito una considerevole parte del PNRR su questo fronte - conclude Novelli - ad esempio sull'utilizzo dell'RNA per 'accendere' o 'spegnere' interruttori genetici, che è il mio attuale campo di ricerca, così da intervenire per affrontare determinate patologie. E' fondamentale che queste risorse continuino ad essere bene indirizzate così da vagliare fattori a favore e contrari dell'uso degli RNA in campo medico."