AGI - Si susseguono a ritmo incessante le ricerche e gli studi per arginare gli effetti dell’invecchiamento delle cellule del cervello e rallentare, così, il declino della memoria e ridurre il rischio della demenza. Il Washington Post scrive che un nuovo studio su oltre 29.000 anziani ha identificato “sei abitudini - dal mangiare una varietà di cibi alla lettura regolare o al gioco delle carte - che sono collegate a un minor rischio di demenza e a un tasso più lento di declino della memoria”.
Ovvero, “avere una dieta equilibrata, esercitare regolarmente la mente e il corpo, avere contatti regolari con gli altri e non bere o fumare” sono sei "fattori di stile di vita sano" che vengono associati ai migliori risultati cognitivi negli anziani.
Lo studio, di origine cinese, è stato condotto nell’arco d’un decennio ed è stato pubblicato lo scorso mercoledì 25 gennaio sul British Medical Journal. Le dimensioni e la sua portata aggiungono prove sostanziali a una ricerca globale che suggerisce che uno stile di vita sano può aiutare il cervello a invecchiare meglio, anche perché da tempo i ricercatori sanno che esiste un legame diretto “tra la demenza e fattori come l’isolamento sociale e l’obesità”, per esempio.
La memoria, naturalmente, si legge, “diminuisce gradualmente man mano che le persone invecchiano”, ma alcune persone anziane “possono sviluppare la demenza”, un termine generico che però “può includere l'Alzheimer” e, generalmente, “descrive un deterioramento della funzione cognitiva che va oltre i normali effetti dell'invecchiamento”.
E se la perdita di memoria in sé non è meno dannosa nel suo esser graduale e nel suo declino legato all'età può in alcuni casi esser un sintomo precoce di demenza, la buona notizia, dicono i ricercatori, è che "può essere invertita o stabilizzata piuttosto che progredire e diventare patologica".
Lo studio Bmj è stato condotto in Cina tra il 2009 e il 2019. I ricercatori hanno fatto test su oltre 29.000 persone di età pari o superiore a 60 anni e poi hanno monitorato i loro progressi o il declino nel tempo. All'inizio dello studio, i ricercatori hanno condotto test di memoria di base e test per il gene Apoe e hanno stabilito che i sei fattori di stile di vita modificabili includevano:
- Esercizio fisico: fare almeno 150 minuti di attività moderata o 75 minuti di attività vigorosa a settimana.
- Dieta: mangiare quantità giornaliere adeguate di almeno sette dei 12 alimenti (frutta, verdura, pesce, carne, latticini, sale, olio, uova, cereali, legumi, noci e tè).
- Alcol: mai bevuto o bevuto occasionalmente.
- Fumo: non aver mai fumato o essere un ex fumatore.
- Attività cognitiva: Esercitare il cervello almeno due volte a settimana (leggendo e giocando a carte o mah-jongg, per esempio).
- Contatto sociale: Impegnarsi con gli altri almeno due volte a settimana (partecipando alle riunioni della comunità o visitando amici o parenti, per esempio).
Osserva il Post che nel corso dello studio, i ricercatori hanno capito che le persone nel gruppo favorevole (da quattro a sei fattori sani) e nel gruppo medio (da due a tre) “avevano un tasso di declino della memoria più lento nel tempo rispetto alle persone con stili di vita sfavorevoli”. E che le persone con stili di vita favorevoli che includevano almeno quattro abitudini sane avevano anche “meno probabilità di progredire verso un lieve deterioramento cognitivo e demenza”.
Morale: più fattori di stile di vita sano si possono combinare, maggiori sono le possibilità di preservare la memoria e allontanare la demenza.