AGI - La ludicizzazione della ricerca comportamentale, ovvero l'applicazione della teoria del gioco alle sperimentazioni, sta diventando una tecnica sempre più valida e riconosciuta in ambito scientifico. A sottolineare i vantaggi di questo approccio un approfondimento pubblicato sulla rivista Nature, nel quale si ripercorrono le origini di questo metodo innovativo.
Tra i primi sostenitori della teoria del gioco nella ricerca l'articolo riporta il lavoro di Joshua Hartshorne, che, nell'ambito di un progetto volto a comprendere il modo in cui i non parlanti imparano l'inglese, ha disegnato un gioco di grammatica per stimolare i partecipanti ad aderire alla sperimentazione.
Dato che ogni utente poteva condividere i propri risultati sui social media, il team di Hartshorne ha riscontrato un effetto valanga per il reclutamento, raggiungendo quasi 670 mila contributi. I campi che studiano il comportamento e la mente umana possono beneficiare notevolmente della ludicizzazione della ricerca.
Alcuni esperimenti incorporati in un videogioco, ad esempio, hanno dimostrato che la struttura della città in cui i bambini crescono contribuisce a modellare la capacità di navigazione in età avanzata.
I dati di una ricerca digitale di parole hanno mostrato che le persone esperte nel gioco non danno necessariamente consigli migliori a coloro che cercano di impararlo. Un esperimento sui dilemmi, nel quale sono stati coinvolti milioni di persone, ha rivelato che la maggior parte delle persone è associata a un'affidabile intuizione morale.
La ludicizzazione, sostengono gli scienziati, può ridurre alcuni dei limiti correlati agli esperimenti condotti in laboratorio, permettendo agli scienziati di studiare diverse popolazioni, condurre esperimenti più sofisticati e osservare il comportamento umano in ambienti naturali.
La pandemia, inoltre, ha costretto molti istituti di ricerca a rivolgersi ai partecipanti attraverso piattaforme telematiche. Per raggiungere il pieno potenziale di questo approccio, si legge su Nature, gli scienziati devono migliorare l'accesso alle tecnologie di ludicizzazione e applicare metodi utili alla definizione di domande produttive.
"Affrontare la scienza con divertimento - sostiene Laura Germine, neuropsicologa cognitiva della Harvard Medical School di Boston - favorisce la partecipazione, incorporando il punteggio, la competizione, il feedback sulle prestazioni e l'opportunità di conoscere se stessi attraverso il gioco. La mia esperienza dimostra che è possibile ottenere dati di alta qualità anche quando i partecipanti non sono supervisionati nè pagati".
La ludicizzazione può combinare la psicologia dello sviluppo con l'informatica, lo sviluppo web e la ricerca sull'esperienza degli utenti per creare sessioni di ricerca entusiasmanti e coinvolgenti per i partecipanti, che quindi percepiscono la scienza come un'esperienza positiva.