AGI - “I 460 ghiacciai Patrimonio dell'Umanità che il cambiamento climatico cancellerà dalla carta geografica”, è il titolo del servizio che accomuna il Paìs e Le Monde, secondo i quali l’Unesco avverte che “tra tre decenni, queste masse enormi di ghiaccio scompariranno da luoghi emblematici come lo sono i Pirenei-Monte Perdido, al confine tra Francia e Spagna, dalle ultime montagne africane dove ancora resistono e dai parchi nazionali americani di Yellowstone e Yosemite”, dopo che per decenni sono stati ignorati gli allarmi lanciati dalla scienza.
L'allarme è il risultato di uno studio che l’Unesco ha condotto per valutare l'impatto del riscaldamento globale sui 50 siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità dove ci sono i ghiacciai, studio che ha concluso che “in 17 di queste aree ad alto valore ecologico, paesaggistico e culturale, entro la metà di questo secolo queste formazioni non esisteranno più indipendentemente dal livello di riscaldamento raggiunto”.
In totale, si tratta di 460 i ghiacciai che la crisi climatica cancellerà del tutto dalla faccia della Terra a causa dell’innalzamento della temperatura di “1,1 gradi Celsius rispetto ai tempi preindustriali”. Si potrebbero salvare solo “se si riducono drasticamente le emissioni di gas serra per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius”, che è poi l'obiettivo più ambizioso dell'Accordo di Parigi. Ma per raggiungerlo bisogna lasciarsi alle spalle l’uso di petrolio, gas e carbone è l’imperativo categorico non più procrastinabile.
Scrive il quotidiano parigino che l’Unesco ha attualmente riconosciuto 1.154 Patrimoni dell'umanità e lo studio si concentra su quei 50 in cui sono presenti formazioni di ghiaccio di questo tipo, tra cui le vette più alte del mondo — situate sull'Everest—, le più estese — dell'Alaska — e le ultime rimaste in Africa. Attraverso le immagini satellitari, il rapporto analizza anche l'evoluzione di questi ghiacciai nel corso del XXI secolo per concludere che tutti "stanno regredendo" a vista d’occhio “con un bilancio di massa negativo dal 2000 al 2020”. Ciò significa che “hanno perso più ghiaccio di quello guadagnato", osserva lo studio.
Insomma, gli autori calcolano che in questi due decenni sono andate perse una media di 58.000 milioni di tonnellate di ghiaccio all'anno, che equivale al consumo totale di acqua in Francia e Spagna messe insieme. Pertanto, "supponendo che tutta l'acqua di disgelo alla fine abbia raggiunto l'oceano, la perdita di ghiaccio dai siti del Patrimonio mondiale ha causato circa il 4,5% dell'innalzamento del livello del mare globale osservato dal 2000 al 2020, circa 3,22 millimetri", aggiunge infine il rapporto dell'Unesco.