AGI - "La scienza deve studiare come garantire la sicurezza delle nazioni senza far ricorso più alla deterrenza nucleare". Le minacce nucleari di Vladimir Putin hanno scosso il dibattito anche in sede di comunità scientifica internazionale da sempre impegnata in prima linea su questo tema. In un editoriale appena pubblicato su Science, Stephen Herzog, ricercatore del Center for Security Studies dell’ETH di Zurigo.
“La maggior parte della ricerca nelle scienze sociali – spiega – Herzog - si concentra sulla convivenza con le armi nucleari piuttosto che sulla loro eliminazione. Le minacce nucleari russe per scoraggiare l'intervento della NATO in Ucraina potrebbero rafforzare ulteriormente questo status quo rafforzando la determinazione degli stati dotati di armi nucleari a mantenere i propri arsenali e incentivare la proliferazione tra stati non ancora dotati di armi nucleari che non vogliono rischiare un’invasione.”
Ma, aggiunge: “la deterrenza, sia nel 1962 che nel 2022, è un gioco di ostaggi. Gli avversari puntano i missili a testata nucleare contro i centri abitati dell’altro in nome della custodia della pace. Ironia della sorte, questa scommessa esistenziale descrive la vulnerabilità come protezione. I sondaggi hanno da tempo dimostrato che la maggior parte delle persone desiderano un mondo libero dalla paura nucleare”. “Andare oltre la deterrenza nucleare richiede una ricerca sulla fattibilità del disarmo nucleare".
All'editoriale di Science ha risposto Paolo Cotta Ramusino, Segretario Generale della Pugwash Conferences on Science and World Affairs, l'associazione fondata nel 1957 da Joseph Rotblat e Bertrand Russell a Pugwash, Nuova Scozia, Canada, in seguito alla pubblicazione del Manifesto Russell-Einstein nel 1955.
"Cercare di arrivare ad un mondo senza armi nucleari, o , come dice l'autore ad un mondo che superi la dissuasione (deterrenza) nucleare è - scrive in un commento raccolto da 30Science.com - certamente un obiettivo importante. Ma non é un obiettivo che sarà raggiunto in tempi brevi. Nel frattempo dobbiamo cercare di contenere il rischio nucleare. Il che significa anche evitare che certi conflitti di natura convenzionale possano trasformarsi in conflitti nucleari".
"Come diceva il manifesto Russell Einstein del 1955 nella sua frase finale, per evitare un devastante conflitto nucleare: "we urge the governments of the world to find peaceful means for the settlement of all matters of dispute between them”. Cioè esiste una importante correlazione tra evitare i conflitti ed evitare il rischio nucleare.
"Parlando del rischio nucleare occore ricordare che anche quando la probabilità dell'uso di armi nucleari è piccola, quello che conta è il "prodotto della probabilità di un evento per la gravità delle conseguenze dell'evento stesso". Questo nel caso dell'Ucraina richiede di fare ogni sforzo per raggiungere rapidamente un cessate il fuoco ed un accordo tra tutti i Paesi coinvolti direttamente (Russia ed Ucraina) o indirettamente (USA e paesi NATO). Ma il compito è tutt'altro che facile. Stephen Herzog su Science inizia la sua nota mettendo a confronto la situazione della crisi dei missili cubani (ottobre 1962) con la situazione attuale (ottobre 2022).
"La crisi dei missili cubani nella sua massima intensità è durata 13 giorni, anche se la tensione tra USA, URSS e Cuba è iniziata con la operazione della Baia dei Porci (Aprile 1961) ed è in qualche modo terminata con la rimozione delle armi nucleari americane collocate in Italia e Turchia (Aprile 1963). Comunque, si noti tra parentesi, le relazioni tra Cuba e USA non si sono ancora normalizzate. Una delle differenze notevoli tra le due crisi, separate da circa 60 anni (missili Cubani e Ucraina), è il ruolo della opinione pubblica.
"Mentre nella crisi dei missili Cubani un ruolo fondamentale è stato giocato dai colloqui riservati tra Sovietici e Americani, il dibattito nell'opinione pubblica ha giocato un ruolo del tutto secondario. Oggi, tutti i giorni, i giornali aprono con le notizie sulla guerra in Ucraina. I Paesi della NATO non perdono occasione per manifestare in vari modi il sostegno politico e militare all'Ucraina. In Russia il sostegno alle popolazioni che parlano russo nel Donbass (che ha visto circa 14000 vittime dal 2014 al 2021, cioè prima della guerra) e nel resto dell'Ucraina è un elemento importante per la credibilità della leadership politica.
"I rapporti commerciali e personali tra Russia e paesi occidentali sono quasi completamente interrotti. Questo comporta per esempio, soprattutto nell'Europa Occidentale, difficoltà di approvvigionamento e aumento dei costi delle risorse energetiche. I politici occidentali (soprattutto) e anche quelli russi devono manifestare la loro determinazione nel contrasto con la parte opposta anche e soprattutto per mantenere il consenso al loro interno. Un altro fattore significativo in occidente sono i guadagni delle compagnie che producono armi che vengono acquistate per sostenere il conflitto. In ultima analisi la dimensione del dibattito globale sulla guerra in Ucraina è un elemento significativo che ostacola una soluzione pacifica del conflitto stesso. In questo senso possiamo anche sostenere che i rischi attuali sono superiori ai rischi della crisi di Cuba del 1962".