AGI - “Naegleria fowleri” cresce in acqua dolce e calda, il che la rende adatta a proliferare con l'aumento delle temperature negli Stati Uniti.
Naegleria fowleri, più comunemente nota come “ameba mangia-cervello”, ha riconquistato di nuovo l’attenzione delle cronache dopo che quest’estate un bambino è morto di amebasi, un’infezione dell’acqua.
“L'ameba vive in acqua calda tra i 30 e i 46°C e può entrare nel corpo attraverso il naso, dove viaggia verso il cervello e inizia a distruggere i tessuti”, riferisce il Guardian.
Ora, però, il caso ha evidenziato una nuova realtà preoccupante: il cambiamento climatico sta incoraggiando la comparsa dell'ameba in parti degli Stati Uniti dove non è affatto tipica, come il nord e l'ovest.
L'ameba provoca una malattia chiamata meningoencefalite amebica primaria e, sebbene ammalarsi sia raro - tra il 2012 e il 2021, solo 31 casi sono stati segnalati negli Stati Uniti, secondo i Centers for Disease Control – tuttavia è incredibilmente letale.
Secondo l’agenzia sanitaria Usa, però, solo 4 persone su 151 sono sopravvissute all'infezione tra il 1962 e il 2020.
Uno studio del 2021 ha mostrato che, anche se il tasso di infezioni non è cambiato, l'ameba si sta ora spostando dagli stati meridionali alle aree del Midwest. L’infezione è stata trovata perfino nel Minnesota.
Secondo i dati a disposizione dei sanitari la maggior parte dei casi “riguarda maschi di età inferiore ai 18 anni”, anche se non è chiaro il perché proprio loro. Tuttavia, anche se le amebe non causano la morte, possono in ogni caso “causare seri danni”.
Si ritiene però che “le temperature più calde non solo facilitino la sopravvivenza e la crescita di agenti patogeni come la Naegleria, ma spingono anche le persone a trovare di più refrigerio nell'acqua, il che può aumentare il rischio”, afferma Yun Shen, ingegnere ambientale presso l'Università della California Riverside. Specie se si tratta di acque lacustri, spesso fangose.
La convinzione, ora, è che la crisi climatica stia esacerbando eventi meteorologici estremi, come inondazioni e siccità, che possono introdurre più agenti patogeni nell'ambiente.
"Nelle aree siccità, i patogeni saranno concentrati nei corpi idrici, il che potrebbe aumentare la dose di esposizione ai patogeni quando gli esseri umani sono a stretto contatto con i corpi idrici", afferma Shen.
Infine, “nelle aree inondate, l'acqua può trasferire agenti patogeni nell'ambiente: ad esempio, un'inondazione potrebbe portare agenti patogeni dal suolo o dagli ambienti acquatici alle case e agli edifici, o causare il travaso della raccolta delle acque reflue e immettere agenti patogeni nell'ambiente”, sostiene il Guardian.
Sta di fatto che ovunque, nel mondo, si stanno diffondendo cariche virali nuove e spesso sconosciute.