AGI - “La conversazione è il nostro più grande strumento per mettere in sintonia i cervelli e il pensiero". Si discute, si discute ovunque, spesso anche nei luoghi più impensabili. Si discute di tutto. Talvolta anche con veemenza. Magari pure litigando.
Eppure i ricercatori di uno studio particolare, di cui riferisce il New York Times, hanno scoperto che conversazioni ricche, vivaci e argomentate tra diverse persone possono metterle in sintonia e produrre consenso.
Tranne in un caso: quando un individuo del gruppo cerca di imporsi e sovrastare tutti gli altri. Insomma, si è scoperto che l'attività cerebrale dei membri di un gruppo, “negli aspetti legati alla vista, al suono, all'attenzione, al linguaggio e alla memoria, tra le altre, è diventata più simile dopo che si è svolta la discussione”.
L’esperimento è avvenuto sulla base della visione di alcuni film, al termine dei quali il gruppo è stato sottoposto ad una serie di domande su ciò che pensavano fosse successo durante ogni scena. “Quindi, in gruppi da tre a sei persone, si sono seduti attorno a un tavolo e hanno discusso le loro interpretazioni, con l'obiettivo di raggiungere una spiegazione consensuale”, annota il Times. Tutti i partecipanti erano studenti dello stesso master in economia aziendale e molti di loro si conoscevano a vari livelli, “il che ha creato conversazioni vivaci che riflettono le dinamiche sociali del mondo reale”, hanno raccontato i ricercatori, “e, curiosamente, i loro cervelli erano tra loro sincronizzati mentre guardavano le scene di cui avevano discusso, oltre a quelle nuove”. Con gruppi che hanno proposto anche diverse interpretazioni dello stesso film.
I risultati della ricerca, spiega il quotidiano, “mostrano che le persone che condividono le convinzioni tendono a condividere anche gli stessi stimoli cerebrali”, dove “i partecipanti che avevano dato la stessa interpretazione avevano un'attività cerebrale più simile e conseguente”. Ciò che suggerisce che “il grado di somiglianza nelle risposte cerebrali dipende non solo dalle predisposizioni intrinseche delle persone, ma anche dal terreno comune creato dall'avere una conversazione”, secondo il dottor Yuan Chang Leong, neuroscienziato cognitivo dell'Università di Chicago.
La conclusione della ricerca, avviata sulla base del confronto delle idee, ha portato pertanto i ricercatori a sostenere che “essere disposti a cambiare idea, quindi, sembra essere la chiave per portare tutti sulla stessa linea interpretativa". Anche perché "il nostro cervello si è evoluto per essere sociale: cioè, abbiamo bisogno di interazioni e conversazioni frequenti per rimanere sani di mente" è la conclusione dello studio. Il dialogo, anche accanito, nella vita di ciascuno è tutto. Anche per evolversi e pensarla diversamente da prima.