AGI - Le foreste? Fanno bene alla salute. Tout-court. Meglio, sono un “ambiente terapeutico” e anche un supporto sanitario, oltre che “un elemento insostituibile per la stabilità della vita sulla Terra”.
Lo testimoniano i moderni metodi della psicologia clinica e delle neuroscienze, anche in relazione alla stima dell’enorme valore economico che ha la frequentazione consapevole delle foreste.
Il tema è affrontato dal secondo volume sulla “Terapia Forestale”, pubblicato da Cnr Edizioni quale frutto della campagna di ricerca condotta dal Cnr attraverso l’Istituto per la BioEconomia (Cnr-Ibe) insieme al Cai, il Club Alpino Italiano.
Il secondo volume esce a distanza di diciotto mesi dal primo e consente di “produrre un’opera che riflette non solo lo stato dell’arte, ma delinea i passi futuri, a partire dalla definizione rigorosa degli standard per i siti idonei di Terapia Forestale e di Terapia Forestale Urbana, sulla base di studi recenti e con un approccio originale adattato al nostro Paese”, come afferma Federica Zabini di Cnr-Ibe, l’Istituto di Bio Economia, curatrice dell’opera.
“Terapia Forestale 2” presenta in anteprima importanti risultati della grande campagna 2021, che ha coinvolto quasi mille persone presso oltre trenta siti tra Appennini, Alpi e parchi urbani.
“A livello ambientale, in media le foreste montane registrano un livello di inquinamento tre volte inferiore e una concentrazione di olii essenziali, benefici per la salute, tre volte superiori rispetto ai parchi urbani, presentando tuttavia una marcata variabilità” sottolinea l’altro curatore dell’opera, Francesco Meneguzzo del Cnr-Ibe, referente scientifico nazionale del Cai-Csc.
“Per esempio, alcuni siti alpini risentono fortemente della prossimità della Pianura Padana, dalla quale i venti e le brezze di valle trasportano considerevoli quantità di inquinanti. La situazione appare migliore sull’Appennino settentrionale, i cui siti generalmente godono anche, a parità di condizioni meteorologiche, di concentrazioni di oli essenziali superiori: tra questi spiccano l’alto Casentino, l’Appennino Pratese e quello Reggiano dove, presso il Rifugio Cai Cesare Battisti, abbiamo osservato un'ottima visibilità del cielo notturno stellato, che può rappresentare un ideale complemento alle esperienze di Terapia Forestale condotte durante il giorno”.
Mentre per quel che attiene il livello della funzionalità diretta sulle persone, le analisi prodotte dall’Istituto Superiore di Sanità hanno confermato la potenzialità terapeutica delle immersioni guidate dentro la foresta, sia essa remota che urbana: “Per esempio, le donne e i partecipanti più giovani partono con un livello di ansia più elevato, che si normalizza dopo l’esperienza. Risultati che si ottengono anche laddove la conduzione da parte dello psicologo è stata sostituita da cartelli, a conferma dell'effetto terapeutico della foresta”.
Ecco perché gli alberi vanno protetti e ricolonizzati
"E per ottenere questo risultato, si legge nel volume “Terapia Forestale 2”, “abbiamo formato decine di psicologi e psicoterapeuti, che hanno condotto le numerose sessioni sperimentali secondo un protocollo rigoroso e ripetibile: stazioni e professionisti che costituiscono un patrimonio ora a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale”.
Tant’è che le potenzialità preventive e terapeutiche della Terapia Forestale spingono ora verso “una valutazione della sua inclusione tra le opportunità della pratica clinica da parte del Servizio Sanitario Nazionale”, come per altro sottolineato nel libro dal direttore del Cerfit, Fabio Firenzuoli, e dalle ricercatrici del Centro di Riferimento per le Scienze comportamentali e la salute mentale presso l’Istituto Superiore di Sanità.
“Grazie alla campagna di ricerca più ampia al mondo in questo settore, abbiamo potuto qualificare come stazioni di Foresta Terapeutica decine di siti, in gran parte presso rifugi del CAI”, rilanciano Giuliano Cervi e Giovanni Margheritini, presidente e vicepresidente del Cai-CSC.
In un passaggio alla prima edizione dell’opera si leggeva: “Interferire con la naturale evoluzione delle foreste naturali appare come una sicura ricetta per provocare gravi rischi alla civiltà umana.
Le foreste naturali dovrebbero essere rigorosamente protette e ad esse dovrebbe essere consentita la ricolonizzazione delle aree marginali e delle aree costiere originariamente occupate da foreste”.
Un invito doveroso nel bel mezzo dell’estate più torrida che ha registrato il più elevato numero di incendi.