AGI - Con un nuovo approccio alla prevenzione è possibile ridurre la mortalità per la malaria fino al 70%, in particolare per i bambini. E' quanto sostiene uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine. L'approccio prevede la somministrazione del vaccino prima della stagione delle piogge, che è il momento di massima proliferazione delle zanzare, in abbinamento alle molecole prescritte normalmente per ridurre il rischio di ammalarsi.
"Risultati sorprendenti"
L'abbinamento, secondo i ricercatori, avrebbe prodotto risultati "molto sorprendenti". Lo studio, che è durato tre anni, ha seguito 6.000 bambini di età inferiore a 17 mesi in Burkina Faso e Mali. "Ha funzionato meglio di quanto pensassimo", ha affermato il professor Brian Greenwood, membro del team di ricerca, della London School of Hygiene & Tropical Medicine", che ha guidato lo studio.
Diminuiti i ricoveri
"I ricoveri ospedalieri sono diminuiti drasticamente, i decessi pure e ciò è avvenuto in entrambi i Paesi. Non ci aspettavamo risultati così buoni". Nessun effetto collaterale preoccupante è stato riscontrato inoltre nei bambini coinvolti nel progetto di ricerca. Il vaccino antimalarico - chiamato RTS,S e creato da GlaxoSmithKline più di 20 anni fa - uccide i parassiti che si moltiplicano molto rapidamente nel fegato, mentre i farmaci antimalarici prendono di mira i parassiti nei globuli rossi del corpo. Questa azione combinata permetterebbe una remissione più veloce e una migliore risposta immunitaria. Il direttore del programma globale contro la malaria dell'Organizzazione mondiale della sanità, il dottor Pedro Alonso, citato dalla Bbc, ha dichiarato: "Accogliamo con favore questo uso innovativo di un vaccino contro la malaria per prevenire malattie e decessi nelle aree stagionalmente più colpite dell'Africa".
Tre Paesi già coinvolti
Il vaccino ha già raggiunto più di 740.000 bambini in Ghana, Kenya e Malawi, come parte del programma di vaccinazione infantile di routine. I ricercatori affermano di attendere "una rapida decisione politica" da parte dell'Oms per riconoscere la validità del nuovo approccio e autorizzare il protocollo.