AGI - “Le domande sulle origini del virus sono irrisolte da mesi, e ad oggi non abbiamo ancora dati sufficienti per stabilire se l’evoluzione di SARS-CoV-2 abbia seguito un percorso diverso da quello naturale. Quello che sappiamo è che potrebbe aver circolato molto prima di Wuhan”. Lo spiega all’AGI Sudhir Kumar, Ph.D, direttore dell’Istituto di Genomica e Medicina evoluzionistica presso la Temple University di Philadelphia, commentando il dibattito sulle origini della pandemia e del virus.
“Ci sono molte ipotesi e molte teorie sulla possibilità che SARS-CoV-2 provenga da un esperimento di laboratorio – continua l’esperto – ma la scienza si fonda su dati e prove, non su opinioni e speculazioni”.
Coautore di un articolo pubblicato sulla rivista Molecular Biology and Evolution, il ricercatore spiega come dagli studi condotti insieme ai colleghi della Temple University emerga che il progenitore di SARS-CoV-2 circolasse nella popolazione diverse settimane prima che venisse identificato il primo focolaio epidemico a Wuhan.
“Abbiamo ricostruito quello che può essere considerato l’albero genealogico dell’agente patogeno – spiega Kumar – e abbiamo dedotto che il virus identificato a Wuhan non è lo stesso da cui derivano tutti i ceppi e le mutazioni note da gennaio a oggi, quindi i casi individuati in Cina sono solo dei discendenti del progenitore di SARS-CoV-2. Questo implica che il distretto cinese potrebbe non essere stato il luogo dello spillover e che Covid-19 potrebbe aver raggiunto l’umanità molto prima di quanto si pensasse inizialmente”.
“Senza il paziente zero – aggiunge – non siamo in grado di stabilire le origini di SARS-CoV-2. Quello che possiamo dire è che non sembra un virus ingegnerizzato o assemblato in laboratorio, perché presenta diversi aspetti simili ai coronavirus endemici della popolazione di pipistrelli”.
Il ricercatore spiega poi che nella storia epidemiologica ci sono diversi esempi di epidemie diffuse in modo silente per periodi di tempo anche molto prolungati. “Le evidenze attuali, seppure non siano definitive, sembrano quindi supportare l’ipotesi di un virus naturale, trasmesso all’uomo da un animale, ma non abbiamo ancora dati certi su quale specie possa aver contribuito alla diffusione su scala globale. Le teorie più accreditate indicano la possibilità che i pipistrelli abbiano rivestito un ruolo primario, ma solo individuando il progenitore e il paziente zero potremmo essere in grado di rispondere a questi interrogativi”.
“Ottenere informazioni sulle origini di SARS-CoV-2 potrebbe aiutarci a capire come gestire le potenziali pandemie future – conclude Kumar – gli altri coronavirus che hanno raggiunto la specie umana non hanno scatenato situazioni come quella che ancora stiamo vivendo. Sapere cosa renda questa minaccia così pericolosa può indirizzare gli sforzi orientati alla salute pubblica e alla sorveglianza dei potenziali hotspot di infezione. Potremmo addirittura sviluppare vaccini in grado di contrastare altri agenti patogeni della stessa famiglia prima che si diffondano. Credo che guardare al passato e, in questo caso, alla storia di SARS-CoV-2, possa restituirci delle conoscenze chiave per applicare strategie adeguate a contrastare il virus e a reagire alle sfide future”.