AGI - Sono stati rinvenuti i resti della prima mummia egizia in stato interessante. A riuscirci gli scienziati dell'Accademia polacca delle scienze, che hanno pubblicato un articolo sul Journal of Archaeological Science per descrivere la scoperta, avvenuta nell'ambito del Warsaw Mummy Project, volto a scansionare tutte le mummie nei musei.
Trovata a Tebe, la mummia aveva duemila anni ed era circa alla 28esima settimana di gestazione al momento del decesso. Il team ha eseguito delle scansioni TC e a raggi X, scoprendo che la ragazza aveva un'età compresa tra i 20 e i 30 anni. Il corpo era stato accuratamente avvolto in tessuti di pregio, e per accompagnare la giovane nel regno delle anime, come da usanze egiziane, accanto ai suoi resti erano stati deposti amuleti e strumenti.
Gli scienziati non hanno stabilito il motivo per cui il feto non è stato mummificato separatamente, ma ipotizzano che non fosse abbastanza grande per viaggiare verso l'aldilà senza la madre. "Questa è la prima volta in cui viene identificato un corpo in stato interessante mummificato - sottolinea Wojciech Ejsmond dell'Accademia polacca delle scienze - non abbiamo documentazioni di altri esempi così ben conservati".
Gli esperti credono che si trattasse di una persona molto importante a Tebe, ritrovata nelle tombe reali dell'Alto Egitto. Scoperta nel 1800 e risalente al I secolo a.C., la mummia è stata poi portata a Varsavia nel 1826 ed è attualmente esposta al Museo Nazionale di Varsavia. Le moderne tecniche di imaging, utilizzate dal gruppo di ricerca, hanno ora rivelato che la donna aveva un'età compresa tra i 20 e i 30 anni al momento della morte, avvenuta intorno tra la 28esima e la 30esima settimana di gestazione.
"Questa mummia offre nuove possibilità per gli studi sulla gravidanza nei tempi antichi - afferma lo scienziato - che possono essere confrontati e correlati ai casi attuali. Questo esemplare getta luce su un aspetto non studiato delle antiche usanze funerarie egiziane e delle interpretazioni della gravidanza nel contesto dell'antica religione egizia".
"Per gli egittologi - continua - questa scoperta è davvero affascinante, perché sappiamo molto poco della salute perinatale e dell'infanzia nell'antico Egitto". La circonferenza della testa del feto era di circa 24.9 centimetri e non è stato estratto durante la mummificazione, come accaduto in altri casi di bambini nati morti.
"Lo scheletro del bambino non era ben conservato - precisa il ricercatore - per cui non è stato possibile effettuare misurazioni di altre ossa. Possiamo ipotizzare che, non essendo ancora nato, venisse considerato ancora parte integrante del corpo di sua madre". Non avendo infatti ancora ricevuto un nome, la sua vita ultraterrena avrebbe potuto continuare solo insieme alla donna, secondo le credenze egizie.
"E' complicato stabilire con precisione le motivazioni dietro la scelta di lasciare il feto nel grembo della donna - conclude Ejsmond - ma allo stesso tempo è molto interessante. Saranno necessari ulteriori studi per comprendere meglio le dinamiche di questa mummificazione e il significato della gravidanza per gli antichi egizi".