AGI - Si chiama squalene, è un idrocarburo prodotto da tutti gli organismi superiori ma presente in particolare nell’olio di fegato degli squali. Viene comunemente utilizzato come adiuvante nei vaccini e potrebbe rivelarsi un potenziale alleato nella battaglia contro Covid-19, grazie soprattutto alla sua presenza nei pitoni.
A suggerirlo è un’analisi degli scienziati del Global Research and Discovery Group di Winter Haven, che hanno collaborato con un cacciatore di serpenti per valutare la possibilità di raccogliere lo squalene dai pitoni. “Lo squalene ha dimostrato di poter stimolare una risposta immunitaria più forte se aggiunto ai vaccini – spiega Daryl Thompson, ricercatore presso il Global Research and Discovery Group – si tratta di una sostanza simile all'olio, estratta ad oggi dal fegato di squalo, ma questa procedura è divenuta piuttosto controversa tra gli attivisti e gli animalisti per via della minaccia alla sopravvivenza della specie acquatica”.
Il team sta pertanto esplorando la possibilità di reperire lo squalene da altre forme di vita, in particolare da una specie invasiva di serpenti. “Il Pitone delle rocce birmano – aggiunge Dustin Crum, cacciatore di serpenti – è diventato una minaccia per le Everglades e potrebbe essere utilizzato per implementare la produzione di squalene da destinare alla produzione dei vaccini. Si pensi che da un solo esemplare, che può raggiungere i tre metri di lunghezza, è possibile estrarre abbastanza squalene per circa 3.500 dosi di siero immunizzante”.
Utilizzato per la prima volta nel 1997, lo squalene è oggi considerato sicuro dall’Organizzazione mondiale della sanità, anche se le ditte produttrici di vaccini non hanno incluso la sostanza nella preparazione delle loro dosi e il composto è ancora oggetto di diverse controversie per quanto riguarda il suo uso clinico.
“Raccogliere sostanze da animali selvatici – commenta Stefanie Brendl, fondatrice e direttrice esecutiva di Shark Allies, una coalizione globale senza fini di lucro impegnata a ripristinare e conservare le popolazioni di squali – non sarà mai un’alternativa sostenibile, specialmente se si tratta di un predatore eccezionale che non si riproduce con facilità. Non vogliamo rallentare o ostacolare la produzione di vaccini, ma chiediamo che siano condotti studi per rintracciare fonti alternative per lo squalene”.
Gli scienziati stanno pertanto conducendo un’analisi approfondita per verificare la possibilità di reperire lo squalene dai pitoni. “Studiando gli effetti metabolici – sostiene Thompson – saremo in grado di cercare e determinare un nuovo modo di produrre lo squalene. Possiamo crearlo con oli o grassi come il colesterolo. I pitoni rappresentano attualmente una pericolosa specie invasiva, che sta minacciando la sopravvivenza di molte specie endemiche delle Everglades”.
“Da una situazione complessa – concludono gli esperti – potremmo ricavare qualcosa di buono. Speriamo che la nostra indagine possa contribuire a sviluppare strategie in grado di migliorare l’efficacia dei vaccini e di salvare vite umane”.