AGI - Durante la fase REM una persona addormentata può dialogare e interagire attivamente, risolvendo anche semplici compiti e operazioni matematiche. A rivelarlo uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology condotto dagli scienziati della Northwestern University, dell’Università della Sorbona in Francia, dell'Università di Osnabručk in Germania e della Radboud University Medical Center nei Paesi Bassi che hanno combinato quattro diversi sforzi con approcci differenti.
“Le persone durante il sonno sono in grado di comprendere e rispondere alle domande, impegnarsi in operazioni di memoria e risolvere semplici operazioni matematiche – afferma Ken Paller della Northwestern University – sebbene i sogni siano un’esperienza comune, si tratta di una realtà non ancora del tutto esplorata e compresa dalla scienza. Volevamo esplorare meglio alcuni aspetti legati alla dimensione onirica”.
Il team ha coinvolto 36 persone, combinando quattro esperimenti condotti in modo indipendente ma con un obiettivo simile. Il gruppo di ricerca ha scoperto che le persone durante la fase REM potevano seguire le istruzioni, risolvere i calcoli, rispondere a domande e contrarre muscoli facciali.
“Trovare un mezzo di comunicazione con le persone addormentate – commenta il ricercatore – potrebbe far luce sulle future indagini sui sogni e sulla memoria, potenzialmente aprendo la strada alla comunicazione con gli astronauti nei futuri lunghi viaggi attraverso il Sistema solare”.
“Abbiamo combinato i risultati di diversi approcci – commenta Karen Konkoly, studentessa di dottorato presso la Northwestern University – per attestare in modo più convincente la realtà di questo fenomeno di comunicazione a due vie. Le prossime indagini sulla capacità di interagire con le persone addormentate potrebbero utilizzare questi metodi per valutare le capacità cognitive della fase onirica e confrontarle con le caratteristiche tipiche della veglia”.
Gli autori sperano che le nuove informazioni possano aiutare le persone a risolvere i disturbi del sonno o diminuire la frequenza degli incubi nelle situazioni cliniche. “Gli esperimenti di follow-up condotti dai membri dei nostri team – conclude Konkoly – mirano a indagare sulle connessioni tra il sonno e l’elaborazione della memoria. Per le prossime ricerche cercheremo di far luce sull’elaborazione della memoria”.