AGI - Durante l’evento estintivo che ha portato alla collisione del pianeta con l’enorme asteroide 66 milioni di anni fa, delle ossa di dinosauro potrebbero essere state sbalzate oltre l’atmosfera della Terra, e potrebbero aver raggiunto raggiungere la Luna.
Questa l’ipotesi che deriva dal volume The Ends of the World, del giornalista scientifico Peter Brannen, secondo cui l’impatto con l’asteroide potrebbe aver spedito detriti e resti di esseri viventi, compresi i dinosauri, verso il nostro satellite naturale.
“Neil Armstrong è stato il primo essere umano a raggiungere la Luna – sostiene Brannen – ma i dinosauri, o ciò che ne sarebbe restato, potrebbero aver raggiunto l’ambito traguardo molto prima dell’astronauta americano”. L’autore descrive un asteroide delle dimensioni maggiori del monte Everest schiantarsi sulla superficie terrestre con una velocità 20 volte superiore a quella di un proiettile in corsa.
“La pressione del fronte atmosferico dell'asteroide ha iniziato a scavare il cratere prima ancora che si verificasse l’impatto vero e proprio – osserva Mario Rebolledo, geofisico presso il Centro de Investigación, i cui commenti vengono raccolti nel testo di Brannen – lo spettacolo verificatosi 66 milioni di anni fa non aveva nulla in comune con le rappresentazioni hollywoodiane che riproducono la scena”.
L’esperto spiega che quando l'asteroide è entrato in contatto con la Terra, esso potrebbe aver generato un buco di vuoto spaziale nell’atmosfera precedentemente ricca di aria, per cui una enorme massa di materia potrebbe essere stata espulsa in orbita mentre si colmava il vuoto creato dal buco.
“La Luna potrebbe pertanto aver raccolto detriti, ossa e resti di dinosauro – commenta Rebolledo – non esiste attualmente alcuna prova a sostegno di questa ipotesi, ma gli scienziati sono riusciti a ricostruire parte degli eventi e hanno dedotto che l’asteroide ha provocato un cratere lungo 193 chilometri, vaporizzando la roccia e inviando miliardi di tonnellate di zolfo e anidride carbonica nei cieli preistorici”.
Stando alle ricostruzioni dei ricercatori, tutti gli esseri viventi nel raggio di centinaia di chilometri dal luogo dell’impatto sarebbero stati inceneriti in pochi minuti, mentre la nube di polvere generata dall’impatto avrebbe impedito alla luce del Sole di raggiungere la superficie, avviando un inverno nucleare e provocando piogge acide e l’estinzione di moltissimi esemplari. “Fu un evento davvero esemplare – conclude Mark Richards presso l'Università di Washington – che provocò la fine di moltissime specie”.