AGI - Le formiche che crescono funghi, o attini, possiedono notevoli capacità come agricoltori, tanto da aver permesso la proliferazione di una specie di funghi da oltre 60 milioni di anni, quando i sistemi di coltivazione umani sono emersi appena 10mila anni fa.
A rivelarlo uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Ecology & Evolution, condotto dagli esperti dell'Università di Copenaghen e dello Smithsonian Tropical Research Institute, che hanno analizzato la specie delle formiche attini nelle foreste pluviali di Panama.
“Le formiche che crescono funghi – spiega Jonathan Z. Shik dell'Università di Copenaghen – sono insetti che si basano sui funghi da allevamento per la loro sopravvivenza. In cambio della cura delle colture fungine, proteggendole da parassiti e agenti patogeni, gli insetti ottengono un approvvigionamento alimentare stabile in una forma naturale di collaborazione nota come simbiosi”.
L’esperto aggiunge che queste formiche potrebbero possedere competenze agricole in grado di far impallidire le strutture e le capacità umane. “Le attini – sostiene il ricercatore – sono riuscite a mantenere uno stile di vita agricolo durante 60 milioni di anni di cambiamento climatico e in diversi habitat, dalle praterie alla foresta pluviale tropicale”.
Il team ha studiato il modo in cui questi insetti coltivano funghi utilizzano la nutrizione per gestire un compromesso tra i vantaggi di produzione sempre più specializzati e la crescente vulnerabilità alle variazioni ambientali, trascorrendo centinaia di ore osservando e valutando i formicai. “Il lavoro compiuto dagli esseri umani – commenta lo scienziato – ha portato a caratteristiche precise e ricercate, ma allo stesso tempo a una maggiore vulnerabilità delle specie ai cambiamenti climatici. Le formiche sembrano aver sviluppato modi intelligenti di reagire e di combinare questi aspetti, alterando e potenziando le proprie capacità”.
L’autore sostiene ad esempio che questi insetti sono anche ottimi architetti, in grado di scavare tunnel sotterranei sofisticati per proteggere i funghi. “Queste piccole creature – osserva Shik – sembrano anche in grado di regolare attentamente i nutrienti utilizzati per coltivare i loro raccolti. Abbiamo prelevato campioni di nutrienti dalle fauci delle formiche mentre tornavano dai percorsi di foraggiamento e analizzato le foglie, i frutti e i fiori che gli insetti stavano trasportando”.
Secondo i risultati del gruppo di ricerca, i substrati vegetali contenevano una ricca miscela di proteine, carboidrati e altri nutrienti come sodio, zinco e magnesio. “Questa combinazione – conclude lo scienziato – può mirare alle esigenze nutrizionali specifiche del raccolto fungino. Nel corso degli anni, le formiche hanno adattato la raccolta in base alle esigenze del fungo senza beneficiare di tutte le analisi e gli strumenti di cui disponiamo noi. Non possiamo replicare questi metodi, ma è interessante notare il passaggio compiuto da formiche ed esseri umani, che hanno intrapreso le pratiche agricole a scapito della sola cacciagione. Sarebbe affascinante poter sbirciare nel futuro e studiare i sistemi di coltivazione degli esseri umani tra 60 milioni di anni”.