AGI - Il secondo quasar più lontano mai osservato ha un nome hawaiano: si chiama Poniua'ena, cioè “sorgente rotante invisibile della creazione”, è a circa 13,1 miliardi di anni luce di distanza e contiene, al suo interno un enorme buco nero.
La scoperta, descritta in un articolo pubblicato sulla rivista Astrophysical Journal Letters dagli esperti dell’Università dell’Arizona, è stata effettuata grazie a tre osservatori hawaiani: il WM Keck Observatory, l’International Gemini Observatory e lo United Kingdom Infrared Telescope (UKIRT) di proprietà dell'Università dell'Hawaii.
“Poniua'ena - spiega Jinyi Yang, dello Steward Observatory dell'Università dell'Arizona - è solo il secondo quasar rilevato a una distanza così elevata e risalente all’Universo primordiale. Il sistema ospita un buco nero di dimensioni doppie rispetto al precedente oggetto simile conosciuto”, prosegue l’esperto, precisando che i quasar sono caratterizzata dai livelli più alti di energia e da quando sono stati scoperti gli astronomi si interrogano sulle loro origini. “Le osservazioni spettroscopiche - continua Yang - mostrano che il buco nero che alimenta Poniua'ena ha una massa di circa 1,5 miliardi di volte quella del Sole e si è formato circa 700 milioni di anni dopo il Big Bang”.
Il team sostiene che le dimensioni del buco nero rappresentano una sfida per la comprensione attuale dell’Universo, dato che una singolarità così estesa richiederebbe molto più tempo per formarsi.
“Secondo la teoria attuale - ricorda Xiaohui Fan, docente presso il Dipartimento di Astronomia dell'Università dell'Arizona - le stelle e le galassie avrebbero iniziato a formarsi circa 400 milioni di anni dopo il Big Bang, così come i primi buchi neri, ma le dimensioni di Poniua'ena indicano che la singolarità avrebbe richiesto almeno 300 milioni di anni in più, il che significa che avrebbe dovuto iniziare a formarsi circa 100 milioni di anni dopo il Big Bang”. Stando alle dichiarazioni degli scienziati, dunque, Poniua'ena porrebbe nuovi interrogativi sulla nostra comprensione di fenomeni particolari.
“Questa scoperta - commenta Joseph Hennawi dell’Università della California Santa Barbara e terza firma dell’articolo - è davvero emozionante. Siamo davvero entusiasti di continuare le osservazioni e speriamo di trovare delle risposte agli interrogativi che abbiamo sollevato grazie a Poniua'ena”, conclude.