AGI - Un sottogruppo di cellule 'T' potrebbe controllare le reazioni immunitarie agli allergeni, riducendo il rischio di asma. Lo sostengono, in un articolo pubblicato su Science Immunology, gli esperti dell’Istituto di Immunologia di La Jolla (LJI), che hanno analizzato i principali sintomi associati alle manifestazioni allergiche, come rinorrea, asma, starnuti, gonfiore e prurito per comprendere le linee distintive dell’organismo sano rispetto ai soggetti in cui le manifestazioni allergiche sono violente e potenzialmente letali.
“Abbiamo scoperto un sottogruppo di cellule T precedentemente sconosciuto che potrebbe aprire nuove opportunità terapeutiche e potenzialmente spiegare come mai alcune persone non sviluppano un’infiammazione acuta quando respirano allergeni”, dichiara Grégory Seumois dell’Istituto di Immunologia di La Jolla, aggiungendo che il loro studio evidenzia il potere di approcci genomici monocellulari imparziali per scoprire nuove possibilità biologiche. “Gli acari della polvere sono creature microscopiche difficili da evitare, per cui moltissime persone ne sono esposte ogni giorno, ma ogni sistema immunitario reagisce in misura e in maniera diversa. Per capire le motivazioni di questa variabilità abbiamo utilizzato l’archivio di dati dell’Immune Epitope Database, gestito dall’LJI”, aggiunge Pandurangan Vijayanand, collega e coautore di Seumois, precisando che l’allergia agli acari della polvere può rappresentare un modello utile per studiare le cause delle allergie e degli attacchi d'asma proprio per il numero di persone allergiche e per l’ampia diffusione degli acari.
“Abbiamo analizzato le cellule di quattro gruppi di persone, confrontando la sindrome da allergia agli acari e manifestazioni e attacchi d’asma con soggetti sani e pazienti in cui è presente solo una delle due patologie”, affermano i ricercatori. “Dai nostri studi è emerso un sottogruppo di interleuchine in concentrazioni più elevate nel sangue delle persone in cui si manifestano sia asma che allergia: queste cellule si sono dimostrate in grado di guidare l’infiammazione e aggravare i sintomi. Nei soggetti non allergici è emerso invece un sottogruppo di cellule T che esprimono una firma di risposta all’interferone, in grado probabilmente di attenuare la risposta immunitaria”, osserva Vijayanand, spiegando che il team si impegnerà in futuro per approfondire questi studi e confermare la scoperta, in modo da indagare sulla possibilità di manipolare le cellule T per aiutare le persone asmatiche e/o allergiche.
“C’è ancora molto lavoro da fare, ma le competenze acquisite grazie a questa ricerca potrebbero essere applicate a molte altre malattie”, conclude Seumois.