A seguito degli eventi di scolorimento, che si verificano quando il tessuto colorato muore, alcune aree delle barriere coralline stanno reagendo per contrastare questo processo, recuperando colori per attirare le alghe e ristabilire la simbiosi. Lo hanno scoperto gli esperti del Coral Reef Laboratory presso l'Università di Southampton, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Current Biology per rendere noti i risultati del loro studio.
“Si tratta di un fenomeno noto come sbianchimento colorato, per cui alcuni coralli sembrano amplificare i loro pigmenti, in quello che sembra un desiderio di sopravvivere”, osserva Jorg Wiedenmann del Coral Reef Laboratory. Il suo team ha studiato gli esemplari Acropora della barriera corallina della Nuova Caledonia, nel Sud Pacifico, dove nel 2016 si è verificato un evento di scolorimento.
“Confondere i coralli con le piante è un errore comune, ma in realtà questi splendidi esemplari sono animali. Molti di loro sopravvivono grazie alla simbiosi, una convivenza reciprocamente vantaggiosa in cui piccole alghe vivono all'interno delle cellule dei coralli, che ottengono energia grazie alla fotosintesi compiuta dalle alghe, le quali invece, possono rifugiarsi e ricevere nutrienti dai coralli”, prosegue l’esperto, aggiungendo che questa relazione può essere compromessa dall’aumento delle temperature oceaniche.
“Se la simbiosi viene interrotta, i coralli possono ammalarsi o morire di fame, diventando bianchi a causa del calcare esposto, e la diminuzione delle popolazioni di coralli provoca una diminuzione nella biodiversità oceanica”, spiega ancora Wiedenmann, ricordando che negli ultimi anni la Grande barriera corallina, le Florida Keys e le Figi rappresentano solo alcuni dei siti compromessi da questi eventi, avvenuti in tutto il mondo almeno 15 volte tra il 2010 e il 2019.
“Abbiamo cercato di indagare sulle ragioni che possono provocare questi fenomeni, scoprendo che i colori vivaci possono essere una sorta di richiamo per le alghe, mentre lo sbiancamento rappresenta il modo in cui i coralli si autoregolano”, afferma il ricercatore, precisando che una volta perse le alghe, i coralli devono affrontare un eccesso di luce solare e i loro scheletri bianchi la riflettono, il che provoca ulteriore stress e può impedire alle cose di tornare alla normalità, ma se le cellule dell’animale riescono ancora a svolgere alcune funzioni, l'aumento dei livelli di luce interna aumenterà la produzione di pigmenti colorati e fotoprotettivi.
“Nei nostri esperimenti abbiamo ricreato le temperature oceaniche in laboratorio, basandoci sui dati relativi agli eventi di sbianchimento e abbiamo dedotto che gli eventi meno estremi o più brevi potrebbero dare origine a questo processo. Ciò ci fa ben sperare sul possibile recupero delle barriere coralline”, commentano gli autori.
“Lo sbianchimento quindi potrebbe non rappresentare una condanna a morte per i coralli, che in alcuni casi possono ristabilire la simbiosi con le alghe”, osserva Cecilia D'Angelo, docente di Biologia presso l’Università di Southampton. “Sfortunatamente, i recenti episodi di sbiancamento globale causati da acque insolitamente calde hanno provocato un'alta mortalità dei coralli, lasciando le barriere coralline del mondo in lotta per la sopravvivenza. Dobbiamo impegnarci per salvare questa specie così preziosa”.