Grazie ai progressi nel campo della genetica, che lavora per realizzare varietà di grano più ricche di fibre e nutrienti, la farina di oggi è più sana. Lo suggeriscono in un articolo pubblicato sulla rivista Scientific Reports gli esperti del Rothamsted Research, Hertfordshire, nel Regno Unito, che hanno analizzato le differenze tra la farina utilizzata nel 1800 e quella commercializzata oggi.
Dopo aver esaminato 39 diverse varietà di grano coltivato negli ultimi 230 anni, il team ha studiato il contenuto di nutrienti e sostanze benefiche per la salute. "Volevamo confutare la credenza popolare secondo cui la farina oggi sarebbe meno nutriente a causa delle modifiche genetiche. Il grano moderno è in realtà molto più sano, contiene più fibre ed è assolutamente benefico", dichiara Alison Lovegrove, autrice principale dello studio e ricercatrice presso il Rothamsted Research.
"Negli ultimi 200 anni la varietà dei tipi di grano è diminuita, ma non ci sono prove che i benefici per la salute siano minori. Anzi, nonostante gli aumenti di produzione e di resa delle coltivazioni, molti nutrienti sembrano essere presenti in misura maggiore, come la betaina, benefica per la salute cardiovascolare", prosegue la scienziata. Il suo team ha anche riscontrato un calo di asparagina, una sostanza potenzialmente dannosa durante la cottura del pane. "Ci sono diversi studi che indagano sulle proprietà nutritive della farina integrale, ma in realtà la farina bianca viene consumata più spesso dalla popolazione", afferma ancora Lovegrove, spiegando che per analizzare le 39 varietà di grano il suo team ha identificato tre insiemi: i ceppi coltivati tra il 1790 e il 1916, antecedenti alle modifiche genetiche, quelli relativi al periodo compreso tra il 1935 e il 1972, caratterizzato da sperimentazioni e incroci genetici, e le varietà coltivate dal 1980 al 2012 grazie alle tecniche moderne. "Negli ultimi due secoli il quantitativo di fibre alimentari è aumentato costantemente. Bisogna inoltre considerare che anche le condizioni ambientali possono influenzare le qualità nutritive, un aspetto spesso trascurato in alcuni studi, ma importante, specialmente se si confrontano colture relative a periodi e luoghi diversi", conclude la ricercatrice. (AGI)