I nativi americani che vivevano nel Golfo del Messico circa 2000 anni fa banchettavano con ostriche “colossali”, alcune delle quali erano lunghe più di 17 cm. Questo è quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori dell’Università della Florida del sud e pubblicato sulla rivista Biology Letters, per il quale sono state raccolte delle conchiglie a Crystal River, in Florida.
Gli esemplari esaminati risalirebbero ad un periodo compreso tra il 50 e il 1050 d.C. La ragione della riduzione nelle dimensioni dei molluschi odierni è ancora sconosciuta, ma i ricercatori ipotizzano che l’intensa attività di pesca potrebbe aver influito notevolmente, insieme all’inquinamento. Crystal River si affaccia sul Golfo del Messico, che ospita la più grande pesca di ostriche selvatiche rimasta al mondo.
La maggior parte delle barriere di ostriche del pianeta è andata perduta negli ultimi 200 anni e quasi un terzo delle concentrazioni rimaste non svolge un ruolo attivo nell’ecosistema ed è stata perciò dichiarata estinta.
Il ruolo svolto dalle ostriche giganti per l'ambiente
“Più grandi sono le ostriche, maggiore è la probabilità che superino i processi distruttivi causati dall'uomo, come l’inquinamento o l'innalzamento del livello del mare.Le ostriche nel Golfo del Messico stanno diventando più piccole, anche in aree ritenute relativamente incontaminate”, spiega l’autore dello studio Stephen Hesterberg dell’Università della Florida del Sud. “Questi molluschi sono incredibilmente importanti anche per gli ecosistemi, perché filtrano l’acqua e stabilizzano le coste, proteggendole durante le mareggiate.
Gli esemplari più grandi potrebbero essere persi per sempre a causa dei cambiamenti irreversibili nei bacini idrografici e nel clima causati dall’attività umana”, prosegue il ricercatore, ricordando alcuni studi precedenti che hanno evidenziato l’enorme impatto dei cambiamenti climatici e dell’innalzamento del livello del mare sulle popolazioni di ostriche a livello globale.
Uno studio condotto nel 2018 da un team dell'Università di Stirling in Scozia, in particolare, ha scoperto che la famosa ostrica di Sydney nel Nuovo Galles del Sud si sta riducendo, a causa dell’acidificazione degli oceani, un fenomeno considerato il “gemello malvagio” del riscaldamento globale, che si verifica quando gli oceani assorbono l'anidride carbonica atmosferica che causa un abbassamento dei livelli di pH nelle acque. “L’acqua più acida sta danneggiando la capacità delle ostriche di sviluppare i gusci”, sostiene Susan Fitzer dell’ l'Istituto di acquacoltura di Stirling.