Mentre il mondo si dispera per lo scempio subito dalla foresta Amazzonica, la scienza si muove per trovare soluzioni alternative al problema del riscaldamento globale. Secondo una nuova analisi dell'ecologo Thomas Crowther e dei suoi colleghi dell'ETH di Zurigo, c'è spazio sufficiente nei parchi, nelle foreste e nei terreni abbandonati del mondo per piantare 1,2 trilioni di alberi aggiuntivi.
Queste foreste avrebbero la capacità di stoccaggio di CO2 per annullare un decennio di emissioni di anidride carbonica. Ma altri scienziati non sono ottimisti, ritengono che potrebbero volerci centinaia di anni prima che questi nuovi impianti possano ridurre i livelli di anidride carbonica al livello suggerito dallo studio.
Il momento giusto per reagire a questa seria crisi semplicemente piantando alberi poteva essere qualche decennio fa, per quella soluzione siamo ormai fuori gioco. Ciò che invece in molti hanno ignorato è che tra il 1997 e il 2004 i nostri oceani hanno assorbito 34 gigatoni di carbonio nel mondo attraverso alghe, vegetazione e coralli; in altre parole, gli alberi potrebbero non salvarci, ma gli oceani potrebbero. Le alghe, quando utilizzate in combinazione con bioreattori con intelligenza artificiale, sono fino a 400 volte più efficienti di un albero nel rimuovere CO2 dall'atmosfera. Ciò significa che mentre stiamo imparando a ridurre le emissioni di carbonio, o almeno così dovremmo fare, possiamo iniziare a fare grandi riduzioni del carbonio atmosferico, questo perché di certo non possiamo aspettarci che Madre Natura faccia tutto da sola.
Ma non è tutto, le alghe potrebbero rappresentare anche il nostro futuro sotto altri aspetti, uno su tutti quello alimentare. Un recente rapporto delle Nazioni Unite, di cui ha scritto lo scorso agosto il New York Times, rivela che la crisi alimentare è proprio dietro l’angolo, le proiezioni demografiche mostrano che avremo bisogno di un aumento del 70% dell'approvvigionamento alimentare entro il 2050 per nutrire il pianeta. Sono diverse le società nel mondo che si stanno muovendo in quella direzione, la iWi gestisce allevamenti di alghe grandi quanto campi di calcio in Texas e nel New Mexico; il Novotel Hotel di Bangkok gestisce una fattoria di alghe urbane sul tetto in collaborazione con la startup di alghe EnerGaia, produttrice di alimenti e integratori a base di spirulina.
Ma non è tutto, le alghe possono anche diventare un materiale per la fabbricazione di prodotti di uso giornaliero, i designer olandesi Eric Klarenbeek e Maartje Dros usano le alghe per creare polimeri che possono essere utilizzati nella stampa 3D in sostituzione della plastica. "In linea di principio, - dice a Quartz la coordinatrice del progetto dell'azienda Johanna Weggelaar - possiamo produrre qualsiasi cosa da questo polimero di alghe locale: dalle bottiglie di shampoo alle stoviglie o ai bidoni della spazzatura. Il nostro obiettivo è in definitiva trasformare un processo di produzione industriale - una fonte di inquinamento che contribuisce al riscaldamento globale - in un modo per sottrarre CO2 dall'atmosfera. L'uso delle alghe come materia prima trasformerebbe qualsiasi modalità di produzione in un modo per aiutare l'ambiente".
E in ultimo il combustibile, Le alghe possono anche essere utilizzate per produrre biocarburanti , che sono carburanti derivati direttamente dalla materia vivente. Ciò significa che esiste un'alternativa più sostenibile ai combustibili fossili che producono carbonio, come il petrolio. Il governo degli Stati Uniti ha ipotizzato per la prima volta le alghe come alternativa al petrolio durante la crisi energetica degli anni '70. Ha abbandonato il progetto negli anni '90 perché non erano in grado di renderlo competitivo con i prezzi del petrolio. Tuttavia, con l'aumento dei costi del petrolio e l'imperativo di trovare soluzioni di energia pulita, sia le compagnie petrolifere come Exxon che i venture capitalist stanno versando denaro per capire come possa il passaggio ai biocarburanti possa essere definitivo.