AGI - Il Covid è uscito dalle prime pagine dei giornali e dal dibattito quotidiano, ma non dagli ospedali: solo l'anno scorso in Italia si sono contate 10mila vittime, con oltre 80mila ricoveri, quasi tutti persone fragili, anziani, malati cronici. Colpa anche di una campagna vaccinale col freno a mano: solo il 13% delle persone più a rischio si è vaccinato, un dato che vede l'Italia in un poco lusinghiero 16mo posto nella classifica europea delle vaccinazioni. Per il prossimo inverno, se non si dà una decisa sterzata in vista della nuova campagna che partirà dopo l'estate, le cose potrebbero andare altrettanto male, se non peggio. E' l'allarme lanciato all'AGI da due tra i massimi esperti italiani: Roberta Siliquini, presidente della Siti, Società Italiana d'Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica, e Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali.
Un allarme rivolto direttamente alle istituzioni: "Il crollo delle vaccinazioni anti Covid - spiega Andreoni - ha sicuramente cause in qualche modo comprensibili. C'è stanchezza, abbiamo ricevuto tante dosi, ci sono le incertezze sulle varianti, senza contare le tante scemenze che si scrivono e che confondono ancora di più. Ma ci sono aspetti non giustificabili - attacca Andreoni - e imputabili alle istituzioni: non c'è stata una corretta informazione, bisognava far capire che ormai quello contro il Covid è un vaccino stagionale, si fa prima dell'inverno come l'influenza e si è protetti. E poi si è banalizzato il virus assimilandolo all'influenza, doppio errore perchè i numeri dicono altro, e anche perchè l'influenza stessa non è un problema banale".
E poi, secondo Andreoni, ci sono stati errori logistici: "Non sono state messe in piedi tutte le attività necessarie per favorire la vaccinazione. Sono stati smantellati gli hub, e non sono state colte le opportunità di avere vaccini diversi oltre a quelli a mRna, per esempio un vaccino proteico adiuvato che pure è disponibile sul mercato, per diversificare l'offerta e far aderire i dubbiosi, ma anche per semplificare la somministrazione: un vaccino venduto monodose, ad esempio, in certi casi è meglio di avere una confezione da sei dosi, che poi il medico è obbligato a inoculare in tempi brevi". Su questi aspetti, spiega l'esperto, "l'interlocuzione con il ministero è in corso. Il ministro è ben consapevole della questione, e c'è consapevolezza del fatto che occorre informare e comunicare meglio, ma il tempo stringe. Occorre definire subito target, tempi e modalità di svolgimento della prossima campagna vaccinale, e possibilmente evitare di avere il monopolio, come lo scorso inverno, di un solo tipo di vaccino".
L'obiettivo? Il minimo, spiega Andreoni, "sarebbe arrivare almeno alla copertura per l'influenza, che lo scorso anno è stata al 35%. Bassa, ma almeno discreta, e soprattutto vorrebbe dire che siamo riusciti a partire con la vaccinazione contemporanea Covid-influenza, lo scorso anno molto penalizzata da ritardi e confusione organizzativa. Ricordiamo che la Francia ha già inserito il vaccino contro il Covid nel calendario vaccinale: non è più un'emergenza, deve essere la prassi". Roberta Siliquini vorrebbe anche di più: "L'Oms consiglia un target di almeno il 75% di copertura per l'influenza, ma il gold standard è il 95%. E' chiaro che è un sogno, ma deve passare il messaggio che dobbiamo fare di più. Ci sono persone a rischio, ci sono i nostri anziani, che vanno protetti". Il discorso è impopolare: "Lo sappiamo - ammette la presidente Siti - gli italiani hanno avuto lo choc dell'obbligo vaccinale per avere una vita sociale, e non essendo più un'emergenza sanitaria la reazione è di rifiuto. Ma il rischio rimane".
Sta alle istituzioni, ribadisce anche Siliquini, "intervenire con una comunicazione e un'organizzazione adeguata, ma anche con l'acquisto di altri tipi di vaccini, aggiornati alla variante JN.1, costruiti sul modello proteico adiuvato invece che a mRNA, e utili quindi anche per chi ha ancora timore della nuova tecnologia vaccinale, ma anche per persone gravemente immuno-compromesse ad esempio". Azioni concrete da mettere in campo, insomma, ma intanto il tempo stringe: "L'inverno sembra lontano, ma è più vicino di quanto sembra. E' nostro dovere di società scientifiche segnalare i problemi, è dovere di tutti cercare di impedire quanto più possibile gli ancora tanti decessi e ricoveri che oltretutto hanno ancora un enorme costo sociale ed economico".