AGI - Dopo la prima ondata della variante Omicron del SARS-CoV-2 l’uso delle mascherine non sembra aver influenzato il rischio di infezione. Lo rivela uno studio, pubblicato sulla rivista Plos One, condotto dagli scienziati della Norwich Medical School dell’Università dell’East Anglia (UEA). Il team, guidato da Paul Hunter, ha considerato diversi parametri associati alla trasmissione dell’infezione nel Regno Unito, come la probabilità di un viaggio all’estero, le dimensioni del nucleo familiare, la situazione lavorativa e le chance di contatto con bambini e anziani.
“Nel primo anno del Covid-19 – osserva Hunter – sono state pubblicate numerose ricerche scientifiche sull’argomento, successivamente le analisi e le indagini si sono ridotte. Sapevamo che l’utilizzo della mascherina fino a dicembre 2021 poteva ridurre significativamente il rischio di contagio, ma poi, con la diffusione di Omicron, questa abitudine non sembra aver influenzato le ondate di trasmissione”.
“Non siamo rimasti troppo sorpresi da questi risultati – commenta Julii Brainard, collega e coautrice di Hunter – le prove di laboratorio mostravano già che la variante Omicron poteva infettare meglio le cellule del tratto respiratorio superiore rispetto alle varianti precedenti. La gestione del rischio deve adattarsi allo sviluppo dell’epidemia, per prevenire le infezioni è necessario poter contare su una visione completa dei fattori più o meno rilevanti in merito alla trasmissione del virus”. I ricercatori hanno analizzato i dati disponibili dal sondaggio Covid dell’Ufficio per le statistiche nazionali (ONS) in Inghilterra, confrontando i tassi di infezione con un questionario relativo alla probabilità di ottenere un test positivo.
Stando a quanto emerge dall’indagine, nel novembre 2021, indossare sempre mascherine poteva diminuire notevolmente le probabilità di infezione sia negli adulti che nei bambini. Dopo la prima ondata di Omicron il ruolo delle mascherine sembrava significativamente ridimensionato. Nello specifico, i dispositivi di protezione individuale potrebbero aver ridotto il rischio di trasmissione del 30 e del 10 per cento rispettivamente negli adulti e nei bambini.
Dopo Omicron, però, da metà febbraio 2022, la probabilità di contagio per chi non indossava una mascherina sembrava la stessa di chi la utilizzava. Gli scienziati hanno scoperto che altri fattori di rischio sono risultati alterati a seguito della diffusione della variante più trasmissibile. In particolare, ad esempio, le famiglie numerose, più vulnerabili durante le prime ondate di SARS-CoV-2, sembravano molto meno a rischio al termine del periodo di analisi. Allo stesso tempo, anche le attività lavorative e l’etnia di appartenenza sembravano svolgere un ruolo molto meno centrale nella trasmissione dell’infezione. “È piuttosto normale che i fattori di rischio di modifichino nel corso di una pandemia – conclude Hunter – ma è importante anche considerare che altri parametri sono rimasti invariati”.