AGI - L’obesità infantile è associata a un rischio più che doppio di sviluppare successivamente la sclerosi multipla. A rivelarlo uno studio condotto da Claude Marcus e da Emilia Hagman, del Karolinska Institutet di Stoccolma, in Svezia, che sarà presentato al Congresso Europeo sull’Obesità, che si terrà quest’anno a Venezia, tra il 12 e il 15 maggio. Le prove emergenti implicano un legame tra un elevato IMC, ovvero l’indice di massa corporea, nell’adolescenza e un aumento del rischio di sclerosi multipla, o SM. Tuttavia, la maggior parte degli studi che valutano questa associazione è trasversale, ha un disegno retrospettivo con dati auto-riportati e ha impiegato esclusivamente correlazioni genetiche o dati sul peso pediatrico, prima del dilagare dei casi di obesità in età infantile nel mondo.
Pertanto, gli autori hanno voluto valutare prospetticamente il rischio di sviluppare la SM in un’ampia coorte di pazienti con obesità pediatrica, in relazione alla popolazione generale. Gli scienziati hanno incluso pazienti di età compresa tra i 2 e i 19 anni affetti da obesità, arruolati nel registro svedese per il trattamento dell’obesità infantile, BORIS, nel periodo tra il 1995 e il 2020, e un gruppo di confronto della popolazione generale. I criteri di confronto includevano sesso, anno di nascita e area di residenza. I fattori di esclusione erano l’obesità secondaria, come ad esempio, tumori cerebrali come il craniofaringioma, le sindromi genetiche, come ad esempio, Prader Willi, morbo di Down, e la diagnosi di SM prima dei 15 anni di età, ovvero, già sviluppata nell’infanzia. La SM è stata identificata attraverso il registro nazionale svedese dei pazienti. I soggetti sono stati seguiti dall’inizio del trattamento dell’obesità, o dai 15 anni di età se il trattamento era stato iniziato prima, fino alla diagnosi di SM o alla morte, a seconda di quale delle due condizioni si verificasse per prima.
Gli autori hanno utilizzato il computer e la modellazione statistica per calcolare qualsiasi associazione potenziale. A causa di precedenti associazioni genetiche della SM, i ricercatori hanno anche valutato i livelli di SM parentale, che era presente nello 0,99% nella coorte dell’obesità e nello 0,68% nella popolazione generale di confronto. I dati includevano 21 661 pazienti, di cui il 54% era di sesso maschile, della coorte dell’obesità pediatrica con un’età mediana di inizio del trattamento dell’obesità di 11,4 anni. Il tempo mediano di follow-up è stato di 5,6 anni, corrispondente a un’età mediana di 20,8 anni nella popolazione di follow-up, di cui il 50% della popolazione aveva un’età compresa tra 18 e 25 anni al momento dell’analisi, con l’età più alta nella coorte di 45 anni. Durante il follow-up, lo 0,13% ha sviluppato la SM nella coorte dell’obesità, mentre il numero corrispondente nella popolazione generale era dello 0,06%. L’età media della diagnosi di SM era comparabile tra i gruppi: 23,4 anni nella coorte dell’obesità contro 22,8 anni nella popolazione generale di confronto. L’esiguo numero di persone che hanno sviluppato la SM indica che, finora, lo studio non era sufficientemente alimentato statisticamente per affermare l’aumento del rischio per le donne di sviluppare la SM; tuttavia, i risultati seguono l’aumento generale del rischio per le donne, con il rapporto stimato tra donne e uomini affetti da SM nella popolazione generale che è di 4:1. Le analisi aggiustate per la presenza di ereditarietà per la SM, che era più diffusa nella coorte dell’obesità, hanno rivelato che il rischio di sviluppare la SM era più alto di 2,3 volte rispetto alla coorte dell’obesità pediatrica, con entrambi questi risultati statisticamente significativi.
“Nonostante il limitato tempo di follow-up, i nostri risultati evidenziano che l’obesità nell’infanzia è associata a un aumento della suscettibilità alla SM ad insorgenza precoce di oltre due volte - hanno dichiarato i ricercatori -. Data la prevalenza dell’obesità pediatrica, è probabile che essa contribuisca in modo determinante all’aumento della prevalenza della SM. L’obesità pediatrica è associata a diverse malattie autoimmuni e l’ipotesi principale è che lo stato infiammatorio persistente di basso grado, tipicamente osservato nell’obesità, medi l’associazione. La comprensione di questi percorsi è fondamentale per sviluppare strategie di prevenzione e intervento mirate per normalizzare il rischio di SM nei bambini e negli adolescenti con obesità. Diversi studi dimostrano che la sclerosi multipla è aumentata nel corso dei decenni e si ritiene che l’obesità sia uno dei fattori principali di questo aumento; grazie al nostro disegno di studio prospettico, possiamo confermare questa teoria".
I ricercatori hanno evidenziato che "anche se il rischio di SM è più che doppio tra i bambini e gli adolescenti con obesità, il rischio assoluto di SM rimane inferiore a quello di molte altre comorbidità associate all’obesità. Tuttavia, il nostro studio si aggiunge alle evidenze che dimostrano che l’obesità, nei primi anni di vita, aumenta il rischio di molteplici malattie, tra cui la SM, e non solo delle ben note condizioni cardiometaboliche come le malattie cardiache e il diabete”, hanno concluso.