AGI - I tassi di inquinamento negli Stati Uniti sono in diminuzione, ma alcune fasce di popolazione, specialmente quelle caratterizzate da redditi medi meno elevati, sono più esposte alle sostanze potenzialmente dannose. Questo bivalente risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Communications, condotto dagli scienziati Columbia University Mailman School of Public Health.
Il team, guidato da Yanelli Nunez, ha esaminato i cambiamenti delle emissioni di inquinamento atmosferico nei 40 anni successivi alla promulgazione del Clean Air Act (CAA), nel 1963. I risultati, riportano gli esperti, evidenziano un calo sostanziale delle emissioni, ma con delle disparità di tipo etnico e socio-economico.
Fino ad ora, gli studi si sono concentrati principalmente sulla valutazione delle disparità in merito alle concentrazioni di inquinanti, piuttosto che sulla ricostruzione di un quadro generale relativo alle emissioni. Quest’ultimo, tuttavia, avrebbe implicazioni più dirette per le normative e le politiche di intervento. Il gruppo di ricerca ha considerato i tassi di inquinamento atmosferico negli Stati Uniti dal 1970 al 2010.
“Le nostre analisi – afferma Nunez – forniscono informazioni sul legame tra le caratteristiche socio-demografiche e le contee in cui negli ultimi 40 anni si è osservato un calo di inquinamento”. I ricercatori hanno inoltre identificato specifici settori di origine delle emissioni che contribuiscono alle disparità di esposizione alle sostanze potenzialmente dannose.
Gli scienziati hanno utilizzato i dati raccolti dall’inventario Global Burden of Disease Major Air Pollution Sources, che quantifica le emissioni associate ai settori dell’industria (biossido di zolfo), dell’energia (biossido di zolfo e ossidi di azoto), dell’agricoltura (ammoniaca), del trasporto su strada (ossidi di azoto), del commercio (ossidi di azoto) e residenziale (particelle di carbonio organico).
Ad eccezione di agricoltura e zone residenziali, dal 1970 al 2010 si nota un miglioramento delle condizioni generali in tutti gli ambiti, con diminuzioni più pronunciate per le attività industriali e di produzione dell’energia. Alcune fasce di popolazione, però, hanno sperimentato riduzioni minori o addirittura aumenti delle emissioni durante l’arco di tempo considerato. Ad esempio, riportano gli scienziati, l’incremento degli abitanti ispanici o indiani americani in determinate contee si traduceva in un valore più elevato delle emissioni di anidride solforosa, ossidi di azoto e ammoniaca associate rispettivamente ai settori dell’industria, della produzione di energia e dell’agricoltura.
L’aumento del reddito familiare medio a livello di contea sembrava invece collegato a riduzioni più evidenti delle emissioni in ogni settore ad eccezione dell’agricoltura. “Le emissioni non catturano perfettamente l’esposizione della popolazione all’inquinamento atmosferico – osserva Marianthi-Anna Kioumourtzoglou, autore senior dell’articolo – il nostro lavoro mostra chiaramente le disuguaglianze di quartiere associate ai diversi fattori. Queste disparità evidenziano l’importanza di promulgare politiche mirate per contea, per zona residenziale e per fasce di popolazione, in modo da proteggere tutta la popolazione dagli effetti dell’inquinamento”.