AGI - Le varianti del Covid continuano a cambiare, ne arrivano di nuove "ogni 4-5 mesi", hanno nomi originali, alcune sono più contagiose di altre. Vanno e vengono ma una cosa è certa "questo virus rimarrà con noi". E "possiamo immaginare che in autunno ci sarà una nuova fiammata di risalita di contagi". Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant'Ambrogio e professore associato di Igiene Generale e Applicata all’Università degli Studi di Milano, lo spiega in una intervista all'AGI.
"Adesso in Italia siamo in una fase discendente" anche se il virus c'è, e al momento circa "1000 persone sono in terapia intensiva, con una decina di morti alla settimana", mentre in altri Paesi, in Asia c'è un rialzo dei contagi. La diffusione è rapida e veloce anche delle 'figlie' del Coronavirus Sars cov-2.
"Abbiamo visto ormai che questo virus è il più contagioso. Ha superato anche morbillo e varicella come capacità di contagio" spiega il professore Pregliasco. Quindi cosa dobbiamo aspettarci da Eris, l'ultima variante arrivata in Italia, già segnalata in altri 45 paesi? "C'è una percentuale via via crescente di contagi e possiamo immaginare una risalita in autunno, quando ci sarà anche il virus dell'influenza, che ha sintomi simili. Ma ormai il virus ha dimostrato che non ha una stagionalità".
"C'è una "immunità ibrida, molti si sono vaccinati e si sono infettati, ognuno ha una capacità protettiva che però non evita di infettarsi dopo 6 mesi dalla vaccinazione o dal contagio". Cosa possiamo fare allora? "Le raccomandazioni sono sempre quelle: usare il buon senso, stare a casa quando si hanno sintomi, evitando di andare in ufficio imbottendosi di anti infiammatori, usare la mascherina come hanno sempre fatto gli orientali, per proteggere gli altri".
E "aderire alla nuova campagna di vaccinazione anti covid che partirà in autunno. Anzi l'ideale sarebbe fare contemporaneamente anche la vaccinazione contro l'influenza". Questo vale soprattutto per i soggetti fragili, ma non solo. Come andranno le adesioni alla prossima campagna è difficile da prevedere, si vedrà, ma sembra chiaro che "c'è un momento di negazionismo di quello che è successo".
Da sempre c'è stata una certa resistenza a fare i vaccini, perché si devono fare quando si sta bene, 'a freddo', e si temono gli effetti collaterali. Adesso poi con il Covid "si è formato un certo numero di no vax che rischia di influenzare anche coloro che sono titubanti".