AGI - “L’obesità non è una colpa, ma una malattia. E oggi abbiamo diverse armi per curarla e delle linee guida chiare che ci dicono come fare”. Lo ha detto all’AGI Marco Chianelli, coordinatore della Commissione Obesità e Metabolismo dell’Associazione Medici Endocrinologi (AME), in vista della Giornata mondiale dell’obesità, che si celebra il prossimo 4 marzo.
“Il messaggio che bisogna mandare – spiega l’esperto – è che l’obesità non è determinata dalla cattiva volontà dei pazienti, ma da alterazioni metaboliche geneticamente determinate. Queste alterazioni comportano una riduzione della spesa energetica, un aumento dell’appetito e una riduzione del senso di sazietà solo parzialmente controllabili dalla volontà”. In pratica, se dopo un pasto nel soggetto magro si verifica un aumento degli ormoni della sazietà, nell’obeso c’è una riduzione.
“Ecco perché non dovrebbe sorprenderci se una persona obesa continua a mangiare”, sottolinea Chianelli, secondo il quale è necessario un cambio di paradigma. Continuare a stigmatizzare l’obesità, infatti, può avere conseguenze gravi sulla vita di chi ne soffre. “Oltre a svariate problematiche psicologiche che impattano notevolmente sulla qualità della vita – riferisce Chianelli – si rischia di non curare questa malattia. Purtroppo non siamo solo dinanzi a un pregiudizio diffuso nell’opinione pubblica, ma anche nella comunità medica che continua a mostrarsi esitante dinanzi alla possibilità di ricorrere a interventi terapeutici che si rivelerebbero efficaci”.
Come ad esempio i farmaci contro l’obesità. “Una nostra ricerca – riferisce l’esperto – ha rilevato che solo 2 specialisti su 5 prescrivono ai propri pazienti obesi, in alcuni casi anche gravemente, i farmaci”. Ma le cose sono destinate a cambiare. “E’ stata recentemente pubblicata sul sito del Sistema Nazionale Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità la linea guida promossa dall’AME sulla terapia del sovrappeso e dell’obesità resistenti al trattamento comportamentale nella popolazione adulta con comorbilità metaboliche.
La linea guida è un importante riferimento normativo e clinico che indica con chiarezza quale sia la terapia migliore, medica o chirurgica, nel singolo paziente, sulla base della presenza delle comorbilità. Il nuovo documento – conclude Chianelli – evidenzia che prescrivere ai pazienti la terapia giusta non è solo possibile, ma anche doveroso”.