AGI - New York City è stata l'epicentro di un focolaio di una vecchia malattia che ha creato nuovo caos, il vaiolo delle scimmie, racconta il New York Times. “Tutto cominciò con un brufolo dall'aspetto strano, una strana eruzione cutanea seguita da un'improvvisa sensazione di stanchezza nel bel mezzo di una calda giornata estiva. Il dottore rimase perplesso, disse che non era un grosso problema, ma forse lo identificò subito”. Il risultato è stato che in tutti gli Stati Uniti ben presto sono stati identificati 18 mila casi di vaiolo a fine agosto, di cui 3 mila solo nella Grande Mela, “per lo più tra uomini che hanno rapporti sessuali con uomini”.
Per arginare l’infezione sono state distribuite diverse quantità di un farmaco antivirale efficace chiamato tecovirimat, o Tpoxx, ed è stato fatto uno sforzo per vaccinare migliaia di persone più a rischio, ciò che ha portato per alcuni ad un'attenuazione dei sintomi. “Ma non per tutti – precisa il giornale – lesioni infette e altre complicazioni trascinano ancora oggi alcuni pazienti in ospedale. Anche chi ha sintomi lievi è costretto a isolarsi in casa per settimane, lontano dalla famiglia, dagli amici e dagli animali domestici. Molti tra coloro che si riprendono si portano dietro ferite psicologiche o affrontano la condanna sociale. Altri rimangono profondamente frustrati dalla risposta lenta della sanità pubblica che ha lasciato tanti abbandonati a se stessi”.
Anche perché il vaiolo delle scimmie i diffonde principalmente attraverso uno stretto contatto fisico, compreso il contatto sessuale, sebbene possa diffondersi anche tramite lenzuola o altri materiali utilizzati da una persona infetta, si legge ancora.
Le vittime vere e proprie della malattia non sono state molte. Tuttavia, più d’una dozzina di persone in tutto il mondo sono morte quest'anno a causa del vaiolo. E quel che resta da capire è se il vaiolo delle scimmie viene sradicato a New York City oppure diventa una malattia endemica. In genere, i pazienti affetti da vaiolo delle scimmie possono venire ricoverati in ospedale per una serie di complicazioni, solitamente legate a lesioni o gonfiore alla gola o al retto, ciò che può rendere difficile mangiare, bere o andare in bagno.
Il quotidiano racconta sette storie di dolore, paura, condanna sociale di persone che hanno accettato di parlare per mettere a conoscenza il grande pubblico su cos’è questo virus in modo da aiutare tutti a potersi difendere, cautelare, tra sintomi che sono di per sé devastanti, la frustrazione per non aver trovato immediata assistenza e gli sforzi per aiutarsi l’un con l’altro nel momento in cui medici e funzionari pubblici non sapevano che fare e dire dimostrando di non avere risposte da dare al virus.
Le storie
Dominic Faison, 35 anni, il capo della sezione di New York della House of Ebony, il suo gruppo, o famiglia, nella scena delle sale da ballo della città che competono tra loro, una sottocultura LGBTQ prevalentemente nera e latina di danza e moda assai conosciuta negli ultimi anni attraverso programmi televisivi come "Pose" e "Legendary", si è ripetuto: "Non possiamo salvare tutti. Ma se riusciamo a salvare la maggioranza, o almeno una, è un passo”.
E si è dato da fare per far conoscere il suo caso. Brian Rice ha ricevuto invece la sua prima dose di vaccino contro il vaiolo delle scimmie il 13 luglio. Otto giorni dopo, ha riscontrato una lesione vicino ai suoi genitali. La lesione però è cresciuta. Lunedì 25 luglio erano iniziati nuovi sintomi: dolore, prurito e gonfiore del pene, oltre a secrezione. Il personale medico gli ha fatto il tampone e ha inviato il campione per il test, ma poiché lo stato di HIV del signor Rice lo poneva in una categoria ad alto rischio, gli è stato detto di iniziare immediatamente a prendere Tpoxx. "Ero pietrificato", racconta. Quando Rice è tornato a casa, ha spostato le sue cose nella stanza degli ospiti della casa che condivide con suo marito, Jason, a Cliffside Park, NJ. Ha iniziato a usare il bagno degli ospiti e ha messo separato gli asciugamani per uso personale tenendo il suo cane a debita distanza, con sgomento e smarrimento dell'animale.
Invece ogni giorno alle 18, Jeffrey Galaise, che lavora per il Dipartimento dell'Istruzione di New York City, ha acceso la sua webcam e avviato una conversazione Zoom con alcuni amici malati a un gruppo di supporto online per dozzine di persone affette da vaiolo delle scimmie. Persone che avevano poche risorse, scarso sostegno sociale e nessuna idea di cosa potesse riservare loro il futuro.
“Ma tutti avevano bisogno di qualcuno con cui parlare. "Non posso dire quante volte ho pianto", ha precisato Galaise. La gravità di tutto ciò è così complessa: "La mia routine era fondamentalmente quella di riempire la vasca da bagno, cercare di andare in bagno mentre nel frattempo piangevo, urlavo, mi gettavo per terra, poi saltavo direttamente dentro la vasca perché ero così incredibilmente pruriginoso e provavo così tanto dolore per lo stimolo di dover andare al bagno senza mai riuscirci”.