AGI - Tre pillole in una per prevenire le ricadute da infarto. È nata la “polipillola”, che è composta da aspirina, atorvastatina e ramipril. Perché quando una persona ha un infarto, documenta il Paìs, ciò che accade nel corpo è che un'arteria del cuore si ostruisce a causa della formazione di un trombo.
"Questi vasi sanguigni, pertanto, sono come una specie di tubo attraverso il quale circola il sangue e sostanze come il colesterolo tendono ad accumularsi sulle pareti di queste arterie creando una specie di placca (aterosclerosi) che, una volta rotta, viene a contatto con il sangue e forma dei coaguli che interrompere la corretta circolazione del sangue al cuore”.
Per questo motivo, i cardiologi di solito prescrivono un antiaggregante piastrinico, come l'aspirina, ai pazienti con infarto per prevenire nuovi trombi; ma anche una statina, per aiutare a controllare i livelli di colesterolo e stabilizzare le placche di aterosclerosi; e, in alcuni casi, un antipertensivo. Insomma, almeno tre pillole, se non di più. Dipende da caso a caso, perché ogni paziente è un caso a sé.
La “polipillola” riunisce l’antiaggregante piastrinico, l’aspirina e antipertensivo e migliora l'aderenza al trattamento e riduce del 24% il rischio di nuovi gravi problemi cardiovascolari, come ictus o altro attacco cardiaco in questo gruppo di pazienti.
Lo ha reso noto il cardiologo Valentín Fuster presso il National Center for Cardiological Research (CNIC) e pubblicato i risultati dello studio suo e del su team venerdì sul New England Journal of Medicine. La pillola, ideata 15 anni fa da Fuster per facilitare il follow-up della terapia, riduce del 33% le morti cardiovascolari.
Tuttavia tutto ha avuto inizio nel 2007, quando Fuster s’è reso conto che "l'aderenza ai farmaci nelle malattie cardiovascolari era molto bassa". Meno del 50% dei pazienti con una malattia cronica assume i farmaci correttamente, stimano gli esperti.
Quindi proprio a causa della complessità del trattamento con più pillole e della scarsa aderenza ad essa, è nata l'idea di sviluppare tre pillole in una, la polipillola appunto.
Fuster ha presentato i risultati della sua ricerca al Congresso Europeo di Cardiologia a Barcellona. Lo sviluppo della polipillola è molto difficile e secondo l'azienda farmaceutica Ferrer, che ha partecipato allo sviluppo del farmaco, la pillola ha iniziato a essere disponibile già nel 2008, ma è stato solo nel 2014 che l'Agenzia spagnola per i medicinali ha dato il via libera a distribuirlo in Spagna e nel 2015 ha iniziato ad essere commercializzato.
L’incidenza economica della polipillola, che guarda ai paesi disagiati
Ed è da allora che i ricercatori hanno già iniziato a lavorare sull'idea di misurare il successo della loro strategia di prevenzione secondaria (dopo l'infarto) in termini di salute e hanno avviato lo studio Secure.
Hanno studiato cioè quasi 2.500 persone con infarto di età superiore a 75 anni o superiore a 65 con qualche fattore di rischio (diabete, insufficienza renale o precedente ictus, tra gli altri), che sono stati divisi in due gruppi, uno dei quali ha ricevuto la polipillola mentre l'altro il trattamento standard (con pillole separate). E li hanno seguiti per una media di tre anni.
Sottolinea Fuster: “Abbiamo esaminato la coincidenza di morte cardiovascolare, infarto, evento cerebrovascolare e rivascolarizzazione urgente. Tutto era più basso nel gruppo polipill. Le curve tra i gruppi iniziano a separarsi dal primo momento e sono ancora separate a quattro anni di distanza. Se proseguissimo con lo studio, le curve sarebbero probabilmente ancora più lontane”, sottolinea Fuster.
Il rischio di questi eventi cardiovascolari è stato ridotto del 24% tra coloro che assumevano la polipillola rispetto al gruppo che ha ricevuto il trattamento separato. Le morti cardiovascolari, in particolare, sono state ridotte del 33%: da 71 pazienti nel gruppo di trattamento abituale a 48 nel gruppo polipillola.
Tuttavia il medico è soddisfatto a metà, perché a suo avviso - dice rammaricandosi - la pillola, sebbene migliori i risultati sulla salute, non è una panacea. Ci sono altri rischi che possono continuare a giocare contro, ammette, perché i pazienti continuano a soffrire di obesità, diabete di tipo II, ipertensione o altre condizioni cliniche di rischio per problemi cardiovascolari.
“Circa il 10% o il 15% dei pazienti con infarto soffre di un altro problema cardiovascolare tra tre e cinque anni dopo l'infarto”, afferma il cardiologo.
Secondo l’Oms, infatti, le malattie cardiovascolari sono la principale causa di morte nel mondo. Circa 18 milioni di persone nel mondo muoiono ogni anno a causa di questo tipo di malattia.
Controindicazioni? Una delle argomentazioni che la comunità scientifica ha avanzato contro la polipillola, scrive il Paìs, “è che le linee guida cliniche per il trattamento dei pazienti dopo un infarto richiedono una medicina altamente personalizzata, adeguando le dosi e le cure alle esigenze specifiche di ciascun paziente, cosa non fattibile nella pratica con le dosi fisse imposte dalla polipillola”.
Ma José María Castellano, direttore scientifico della HM Research Foundation e coautore del rapporto, difende i vantaggi del farmaco.
Ultima annotazione: con questo progetto, Fuster ha sempre messo in luce la prospettiva sociale con cui è stato concepito: il cardiologo guarda ai Paesi più disagiati, dove questo farmaco "sarebbe più economico e l'aderenza molto maggiore"