AGI - La melatonina sintetizzata nei polmoni potrebbe agire come una barriera contro SARS-CoV-2. A suggerirlo è uno studio pubblicato sulla rivista Melatonin Research e condotto dai ricercatori dell'Università di San Paolo (USP), in Brasile, che hanno eseguito diversi esperimenti in vitro e su un campione di polmoni di roditori.
“L’ormone melatonina sembra in grado di prevenire l’infezione delle cellule bersaglio per il nuovo coronavirus – afferma Regina Pekelmann Markus, docente presso l’Istituto di Bioscienze dell’Università di San Paolo – e inibire la risposta immunitaria, in modo che il virus rimanga nelle vie respiratorie per alcuni giorni, prima di trasmettersi a un altro ospite. Questo potrebbe spiegare perché alcune persone non manifestano sintomi di Covid-19 ma possono comunque trasmettere l’infezione”.
Gli scienziati osservano, quindi, che la somministrazione di melatonina per via nasale, in gocce o spray, potrebbe prevenire lo sviluppo di malattie nei pazienti pre-sintomatici.
"Saranno necessari studi clinici e preclinici per dimostrare l'efficacia terapeutica della melatonina contro il virus - sottolinea la ricercatrice - ma il nostro lavoro mostra che l'ormone prodotto nel polmone può agire da barriera contro SARS-CoV-2, impedendo al virus di entrare nell'epitelio, attivando il sistema immunitario e innescando la produzione di anticorpi".
Lo stesso team aveva pubblicato un documento sul Journal of Pineal Research, in cui si dimostrava che i macrofagi situati nello spazio aereo polmonare assorbono le particelle di inquinamento.
"Questo stimolo induce la produzione di melatonina - spiega l'autrice -, la formazione di muco, la tosse e l'espettorazione, per espellere le particelle dal tratto respiratorio. Bloccando la sintesi della melatonina da parte dei macrofagi residenti, infatti, le particelle dannose entrano nel flusso sanguigno e si diffondono per l'organismo, fino a raggiungere l'organo cerebrale".
In questo nuovo lavoro, il gruppo di ricerca ha scoperto che l'ormone melatonina potrebbe svolgere la stessa funzione, impedendo a SARS-CoV-2 di legarsi al recettore ACE-2.
Il team ha analizzato 455 geni che, secondo la letteratura scientifica, sono associati a comorbilità Covid-19. "Abbiamo selezionato 212 geni coinvolti nell'ingresso delle cellule virali, nel traffico intracellulare, nell'attività mitocondriale e nei processi di trascrizione e post-traduzione – continua l'esperta – per creare una firma fisiologica della malattia”.
Utilizzando i dati di sequenziamento dell'RNA ottenuti da un database pubblico, gli scienziati hanno quantificato il livello di espressione dei geni in 288 campioni di polmoni umani sani e correlato questi livelli di espressione genica con un indice genico (MEL-Index) che stima la capacità dei polmoni di sintetizzare la melatonina.
“Abbiamo scoperto che livelli di MEL-Index meno elevati – rileva la studiosa – sono associati a maggiori indici di espressione dei geni che codificano le proteine per i macrofagi e le cellule epiteliali residenti. Il nostro lavoro suggerisce che la normale produzione di melatonina polmonare può essere un protettore contro il virus”.
“L’applicazione dell’ormone direttamente nei polmoni sotto forma di gocce o spray potrebbe bloccare il nuovo coronavirus – conclude – e MEL-Index potrebbe essere utilizzato come biomarcatore prognostico per rilevare i portatori asintomatici di Covid-19, ma saranno necessarie ulteriori ricerche per confermare queste ipotesi”.