AGI - È stato il primo vaccino a essere stato preparato e ad essere avviato alla sperimentazione sull’uomo già il 16 marzo scorso presso il Kaiser Permanente Washington Health Research Institute di Seattle, dopo appena 63 giorni dalla pubblicazione del genoma del virus della Sars-CoV2 da parte delle autorità scientifiche cinesi: un vero e proprio record. Il vaccino messo a punto da Moderna, una giovane società biotecnologica che ha sede a Cambridge (Massachusetts), ha, per ora ancora un nome sperimentale: mRNA-1273. Ma è in arrivo: è di oggi l'annuncio della richiesta contemporanea di autorizzazione alle autorità Usa e a quelle europee.
A differenza della maggior parte dei vaccini "classici", che prevedono la somministrazione di parti inattivate del virus, questo sviluppato da Moderna si basa sulla tecnologia ad mRNA. Un approccio inedito fino a ora, ma che sta avendo successo nella corsa al vaccino Covid: altro farmaco che segue la stessa direzione, ad esempio, è quello di Pfizer. L'approccio consiste nell'iniettare all'interno del corpo degli mRNA, ossia microparticelle di Rna cosiddetto "messaggero" nelle cellule, in grado di insegnare all'organismo a produrre le difese necessarie. In questo caso mRNA-1273, una porzione della proteina virale spike di superficie.
L'organismo in questo modo è indotto a produrre da solo la risposta immunitaria alla spike, ossia all'"uncino" che consente al virus di attaccarsi alle cellule e iniziare la sua opera distruttiva. Senza bisogno di insegnare al nostro sistema immunitario a combattere il virus nel suo insieme, ma solo a combattere, appunto, la cruciale proteina spike. Secondo quanto dichiara l'azienda, l'efficacia del vaccino si attesterebbe intorno al 94% (che arriva al 100, secondo la stessa azienda, per i casi più gravi).
Nei mesi scorsi il vaccino ha superato le fasi I e II dove è stata valutata la sicurezza ed altri importanti parametri. Nella fase III invece, oltre a confermare quanto osservato nella I e II, si è passati a verificarne la reale efficacia. Nella fase III, che ha coinvolto 30mila partecipanti divisi in due gruppi, uno che ha ricevuto il vaccino e l'altro il solo placebo. Dalle analisi intermedie sono emersi 95 casi positivi a Sars-Cov-2. Di questi 90 erano nel gruppo del placebo. Non solo, 11 casi gravi di Covid-19 sono risultati nel solo gruppo placebo, segno che il vaccino non solo sarebbe in grado di prevenire la malattia ma anche di renderla meno severa.
Risultati dunque che indicherebbero un'efficacia intorno al 94%. Ma l'altra buona notizia associata al vaccino Moderna riguarda il metodo di conservazione. Per l'approccio a mRNA usato da Pfizer la conservazione del prodotto prevede una temperatura di -80 gradi centigradi. Quello di Moderna invece, stando a quanto dichiara l'azienda, sarebbe stabile tra i 2 e gli 8 gradi centigradi (quelli di un normale frigorifero) per un mese. Sul lungo periodo invece sarebbero necessari frigoriferi in grado di tenere i -20 gradi centigradi. Un vantaggio non indifferente in termini di logistica e distribuzione.