AGI - Mentre la società americana di biotecnologia Moderna si prepara per avviare il prossimo 27 luglio, il trial di fase III, quello su vasta scala, del suo vaccino contro il Covid-19 (mRNA-1273), trapelano indiscrezioni circa la pubblicazione domani su Lancet dei primi dati della sperimentazione di un altro vaccino anche lui entrato in fase III di sperimentazione, quello di Astra Zeneca. Le indiscrezioni hanno avuto un effetto in borsa facendo salire in borsa il titolo del 5 per cento in queste ore.
Negli ultimi giorni intorno al vaccino progettato dallo Jenner Institut dell'Università di Oxford, ingegnerizzato sulla piattaforma della Advent srl di Pomezia che sarà prodotto da AstraZeneca si rincorrono voci. In un articolo de La Stampa sono stati anticipati risultati della sperimentazione del vaccino. Dalle indiscrezioni trapelate che non hanno al momento ancora trovato conferma, il vaccino sarebbe relativamente efficace perché ridurrebbe la malattia a solo un evento leggero con un po' di tosse e raffreddore, mentre, per ottenere l'immunizzazione completa occorrerebbe una seconda dose. Si tratta di un'enorme complicazione dal punto di vista logistico che avrebbe spinto, l'Emea, l'ente che regola l'autorizzazione al commercio dei farmaci in Europa ad autorizzare comunque la somministrazione del vaccino alle fasce più deboli della popolazione.
In attesa di ulteriori chiarimenti sulla questione, oggi l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annunciato che sono almeno 75 i paesi che hanno presentato manifestazioni di interesse per proteggere le loro popolazioni e quelle di altre nazioni attraverso l'adesione allo strumento COVAX, un meccanismo progettato per garantire un accesso rapido, ed equo ai vaccini COVID-19 in tutto il mondo.
I 75 paesi, che finanzieranno i vaccini con le proprie finanze pubbliche, collaboreranno con un massimo di 90 paesi a basso reddito che potrebbero essere sostenuti attraverso donazioni volontarie al COVAX Advance Market Commitment (AMC) di Gavi. Insieme, questo gruppo di massimo 165 paesi rappresenta oltre il 60% della popolazione mondiale. Nel gruppo vi sono rappresentanti di tutti i continenti e oltre la metà delle economie del G20 del mondo. "COVAX è l'unica soluzione veramente globale alla pandemia di COVID-19", ha dichiarato Seth Berkley, CEO di Gavi, Vaccine Alliance. "Per la stragrande maggioranza dei paesi, - ha aggiunto - significa ricevere una quota garantita di dosi ed evitare di essere spinti in coda nella distribuzione del farmaco come è accaduto durante la pandemia di H1N1 dieci anni fa. Anche per quei paesi che sono in grado di assicurarsi i propri accordi con i produttori di vaccini, questo meccanismo rappresenta, attraverso il suo portafoglio in cui sono presenti i maggiori candidati vaccini che sono in corso di sperimentazione, un mezzo per ridurre i rischi associati ai singoli candidati che non riescono a dimostrare efficacia o ottenere licenze".
Attualmente, secondo le stime del Milken Institute di Santa Monica, sono 194 i vaccini in fase di studio e 17 quelli avviati a sperimentazione clinica. Secondo l'OMS, COVAX "raggiungerà questo obiettivo condividendo i rischi associati allo sviluppo del vaccino, investendo nella produzione in anticipo in modo che i vaccini possano essere distribuiti su larga scala non appena si dimostrano efficaci, e unendo gli appalti e il potere d'acquisto per raggiungere volumi sufficienti per porre fine alla fase acuta della pandemia entro il 2021".
L'obiettivo di COVAX e' fornire due miliardi di dosi di vaccini sicuri ed efficaci che hanno superato l'approvazione normativa e / o la prequalificazione dell'OMS entro la fine del 2021. Questi vaccini sarannèconsegnati allo stesso modo in tutti i paesi partecipanti, in proporzione alle loro popolazioni, inizialmente dando la priorità agli operatori sanitari, quindi espandendosi per coprire il 20% della popolazione dei paesi partecipanti. Ulteriori dosi saranno quindi rese disponibili in base alle necessità del paese, alla vulnerabilità e alla minaccia COVID-19. Lo strumento COVAX manterrà anche una riserva di dosi per le emergenze e l'uso umanitario, compreso il trattamento di gravi focolai prima che sfuggano al controllo.