L'aspirina è associata a una riduzione del rischio di tumore del colon-retto e altri tumori dell'apparato gastrointestinale, compresi alcuni che hanno una prognosi molto sfavorevole, come al pancreas e al fegato. Lo riporta l'analisi più ampia e completa ad oggi, pubblicata sulla rivista Annals of Oncology.
La ricerca, coordinata dall'Unità di Epidemiologia dei Tumori dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, in collaborazione con l'Università degli Studi di Milano, ha esaminato 113 studi osservazionali, pubblicati fino a marzo 2019, che hanno indagato la relazione tra aspirina e rischio di tumori del tratto digerente. Di questi, 45 riguardavano il tumore al colon-retto, per un totale di 156 mila casi. Oltre al tumore del colon-retto, sono stati considerati i tumori di testa e collo, esofago, stomaco, cardias, fegato e vie biliari, e pancreas.
"L'utilizzo regolare di aspirina, definito come l'assunzione di almeno una o due compresse a settimana - spiega Cristina Bosetti, capo dell'Unita' di Epidemiologia dei Tumori dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS - è associato a una riduzione significativa del rischio di sviluppare queste neoplasie, a eccezione di quelli della testa e collo. In particolare, l'utilizzo di aspirina è associato a una riduzione del rischio del 27 per cento di tumore del colon-retto (45 studi), del 33 per cento di tumore dell'esofago (13 studi), del 39 per cento di tumore del cardias (10 studi), del 36 per cento di tumore dello stomaco (14 studi), del 38 per cento di tumori epatobiliari (5 studi) e del 22 per cento di tumore del pancreas".
Carlo La Vecchia, docente di Epidemiologia dell'Università degli Studi di Milano, aggiunge: "Sono previsti circa 175 mila decessi per tumore del colon-retto per il 2020 nell'Unione Europea, di cui circa 100 mila in persone di età compresa tra 50 e 74 anni. Ipotizzando che l'utilizzo regolare di aspirina nella popolazione in questa fascia di età aumenti dal 25 per cento al 50 per cento, vi potrebbe essere una riduzione di 5.000-7.000 decessi e di 12.000-18.000 nuovi casi di tumore del colon-retto. Le cifre corrispondenti per il tumore dell'esofago, stomaco e pancreas sarebbero di circa 3 mila decessi, e per il tumore al fegato di circa duemila decessi. Data la prognosi sfavorevole per questi tumori, il numero di nuovi casi sarebbe solo leggermente superiore a quello dei decessi".
Per il tumore del colon-retto è stato analizzato l'effetto della dose e della durata. Il rischio di tumore si riduce all'aumentare della dose: un dosaggio compreso tra i 75 e 100 mg al giorno è associato a una riduzione del 10 per cento rispetto a chi non utilizza aspirina; un dosaggio di 325 mg al giorno è associato a una riduzione del 35 per cento e un dosaggio di 500 mg al giorno è associato a una riduzione del rischio del 50 per cento. Tuttavia, la stima del rischio calcolata per alte dosi di aspirina è basata su pochi dati e deve essere interpretata con cautela. Rispetto alle persone che non assumono regolarmente aspirina, il rischio di tumore del colon-retto è ridotto del 4 per cento dopo un anno di utilizzo, dell'11 per cento dopo tre anni, del 19 per cento dopo cinque anni e del 29 per cento dopo dieci anni.
"Le nostre osservazioni - conclude Bosetti - suggeriscono che dosi più elevate di aspirina siano associate a una maggiore riduzione del rischio di tumore del colon-retto. Tuttavia, la scelta della dose deve prendere in considerazione il potenziale rischio di sanguinamento gastrointestinale, così come di altre emorragie, che aumenta per dosaggi elevati. L'assunzione di aspirina per la prevenzione del carcinoma del colon-retto o di altri tumori gastrointestinali deve comunque essere effettuata dopo aver consultato un medico, che terrà conto del rischio individuale".