Al momento nel mondo i bambini obesi sono 150 milioni, entro il 2030 potrebbero arrivare ad essere 250 milioni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità si era prefissa l’obiettivo di non aumentare l'obesità infantile dal 2010 al 2025, ma pare che solo un paese su dieci raggiunga il 50% di probabilità di farcela.
I dati raccolti nel primo Atlante sull’obesità infantile sono allarmanti, l’incremento supera il 60%. Sempre secondo lo studio, ci sono altissime probabilità che i bambini che oggi sono obesi domani diventeranno adulti obesi e, di conseguenza, a serio rischio di malattie cardiache e diabete di tipo 2. Ma non è solo una questione di salute, nell’Atlante viene esplicitamente dichiarato che “Il continuo aumento dell'obesità infantile travolgerà i servizi sanitari di molti paesi. Questo aumento mostra un grave fallimento del governo nel rispettare e proteggere i diritti dei nostri figli in buona salute”.
I numeri d’altra parte parlano chiaro: entro il 2030 in Cina ci saranno quasi 62 milioni di bambini obesi di età compresa tra i 5 e i 19 anni, 27 milioni in India e 17 milioni negli Stati Uniti. Ma l'obesità sta danneggiando le prospettive di salute anche per quanto riguarda i paesi più poveri: la Repubblica Democratica del Congo avrà 2,4 milioni di bambini con obesità e la Tanzania e il Vietnam ne avranno 2 milioni ciascuno.
In Ucraina il 26% dei bambini è obeso, nelle Isole Cook il 40,7% dei bambini dai 5 ai 19 anni è obeso e negli Stati Uniti un adolescente su cinque è obeso. Tim Lobstein, uno degli autori del rapporto, ha dichiarato: “Quello che stiamo vedendo è una marea crescente che non è stata affrontata sufficientemente bene nel mondo politico”.
È verso la politica che adesso si punta il dito: i governi non fanno abbastanza per scoraggiare l’acquisto di cibo spazzatura. “Ascoltare queste cifre che peggiorano e peggiorano – prosegue Lobstein – potrebbe annoiare, ma non fare nulla costerà molto di più che fare seri interventi sul mercato per ridurre la commercializzazione globale di bevande analcoliche e alimenti ultraelaborati”.
Louise Baur, consulente pediatra e responsabile della salute dei bambini e degli adolescenti presso l'Università di Sydney, fa risalire il problema agli anni ’80: “Quello che stavamo vedendo era l'ascesa di cibi pronti, un trasporto più motorizzato e meno attivo, un minor numero di bambini in bicicletta e a piedi, l'ascesa di attività sedentarie e l'uso di schermi da parte dei bambini. Il mondo è così diverso. Abbiamo visto cambiare i quartieri. Gli ambienti urbani hanno perso ‘camminabilità’ e spazi verdi. Le macchine ci governano”.
Il problema è iniziato nei paesi più ricchi ma si è diffuso ovunque, "In Cina, Vietnam, San Paolo, - conclude la Baur - vediamo auto e moto ovunque e nessuno andare in bicicletta o camminare”. Affermazioni che confermano l’opinione dell’OMS: “L'obesità era uno dei problemi più palesemente visibili e tuttavia più trascurati della salute pubblica”.