Le particelle inquinanti dell’atmosfera superano la barriera placentare e, con tutta probabilità, arrivano al feto. È il risultato, preoccupante, di uno studio condotto dall’ Hasselt University, in Belgio, e pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communication. Secondo gli esperti, la ricerca è la prima prova del fatto che il nero carbonio inalato dalla mamma giunga fino alla placenta.
In particolare, in ogni placenta analizzata - 28 mamme residenti in zone altamente inquinate si sono sottoposte all’indagine - gli studiosi hanno individuato migliaia di minuscole particelle per millimetro cubo di tessuto. Il rilevamento delle particelle sul lato fetale della barriera placentare suggerisce che è molto probabile che i feti siano esposti. L’equipe è al lavoro per individuare nero carbonio nel sangue fetale e per scoprire se queste particelle causano danni al DNA.
È già stato stabilito il collegamento tra l’esposizione agli agenti inquinanti della mamma e l’aborto, nascita pre-termine e basso peso alla nascita. Così come l'ipertensione e gli infarti durante la gravidanza sono stati collegati all'inquinamento domestico. Ma i ricercatori sospettano ora che possa esserci un legame diretto tra le particelle e il feto nella placenta, non solo quindi ‘mediato’ dall’infiammazione sviluppata dalla mamma.
“I nostri risultati dimostrano che la barriera placentare umana non è impenetrabile per le particelle”, ha dichiarato Andrew Shennan, professore di ostetricia presso il King's College di Londra. I risultati, ha aggiunto, “destano preoccupazione" e “meritano ulteriori indagini”. “La placenta è l'interfaccia tra madre e bambino ed è la chiave per nutrire e supportare tutte le esigenze del bambino. Sia la funzione che la struttura della placenta sono importanti, non solo per la crescita e il benessere del bambino, ma anche per quello della madre”.
Un danno in questa fase determina tutta la vita, ha spiegato Tim Nawrot dell'Università Hasselt in Belgio, che ha guidato lo studio. “Questo è il periodo più vulnerabile durante il quale tutti gli organi sono in fase di sviluppo. Per proteggere le generazioni future, dobbiamo ridurre l’esposizione agli agenti inquinanti”.
Oltre alla placenta delle 28 future mamme, i ricercatori hanno anche esaminato la placenta di aborti spontanei scoprendo che le particelle inquinanti erano presenti anche nei feti di 12 settimane.