Trasloco in forse per l'Agenzia europea per il farmaco (Ema), attualmente ospite a Londra ma, a causa della Brexit, costretta a trovare una nuova dimora. La notizia aveva scatenato l'interesse di diverse città del Vecchio Continente, decise ad aggiudicarsi quella che, con 890 dipendenti, un budget da 300 milioni di euro e un programma di eventi ricchissimo, è una delle agenzie comunitarie che attira più fondi e visibilità.
Leggi anche: Milano vuole l’Agenzia Europea del Farmaco: colosso da 900 dipendenti e 300 milioni di budget
Ma il ministro britannico per la Brexit, David Davis, ha rimesso tutto in discussione, come sottolinea Il Corriere della Sera. "Non è stata presa alcuna decisione sulla collocazione dell'Ema e dell'Eba (l'autorità bancaria europea, ndr) - ha detto il suo portavoce. Quelle agenzie saranno oggetto di negoziati". E' probabile, dice sempre Il quotidiano milanese, che la sortita del governo britannico punti a mettere sul tavolo un'altra carta da giocare nella partita complessiva tra Londra e Bruxelles sui termini dell'uscita del Regno Unito dalla Ue.
Lo spostamento è inevitabile, ribadisce La Stampa, ricordando che Oltre Manica lo vorrebbero il più tardi possibile, nel continente invece quanto prima. L'Agenzia del farmaco piace all'Italia, che la vorrebbe a Milano. Vale 900 addetti (con famiglie al seguito), più le cirxa 36mila persona che vi si recano ogni anno. Gente che spende nell'economia locale. Ma vale anche un centro di potere, un polo di attrazione per tutte le aziende del settore, multinazionali in testa. Il tutto, con un italiano alla guida (Guido Rasi, attuale direttore). Palazzo Chigi, prima con Matteo Renzi e adesso con Paolo Gentiloni, ha avviato la corsa all'agenzia che ingolosisce anche Irlanda, Danimarca, Paesi Bassi, Spagna e Svezia.
Leggi anche: L'agenzia europea del farmaco poteva arrivare a Roma. Ma la Raggi non era interessata